Conte già terrorizzato da Renzi. Per lui il pericolo si chiama sempre Matteo

7 Set 2019 12:03 - di Valerio Falerni

Divorato dall’ansia di veder apparire sul proprio smartphone un sms con scritto: “Giuseppe stai sereno. Matteo”. Così descrive l’attuale stato d’animo del premier Conte un retroscena del Corriere della Sera firmato da Francesco Verderami. Non ancora “fiduciato” dalle Camere e già ossessionato di finire vittima del “fattore R”, inteso come Renzi. Al punto da pensare ad un incontro con lui nel tentativo di stanarlo per carpirne in anticipo le intenzioni e quindi pararne le mosse. Già, come se fosse facile. A torto o a ragione, l’ex-Rottamatore si è ormai guadagnato la fama di leader sbrana-alleati. Enrico Letta, suo predecessore a Palazzo Chigi, ne porta ancora i segni. Il successore Paolo Gentiloni si salvò solo perché la fine del suo governo coincise con quella della legislatura. Due precedenti conficcati come altrettanti chiodi nella testa di Conte. Ecco perché il premier ha fretta di esorcizzare il “fattore R”, fidandosi nel frattempo davvero molto poco delle analisi dei maggiorenti del Pd, tutte tese ad accreditare un Renzi, sì risuscitato dal harakiri dell’altro Matteo, Salvini, ma assolutamente inoffensivo per i risicati margini di manovra che gli offre il contesto attuale. Tuttavia il premier teme che si tratti di analisi interessate, frutto di logiche tutte interne ai Dem e perciò probabilmente destinate a dissolversi nel momento in cui il senatore di Rignano avrà sistemato tutti i suoi pezzi sulla scacchiera. Dopo tutto, non è la spregiudicatezza a fargli difetto, mentre un indizio decisivo è rintracciabile nelle motivazioni con cui ha ribaltato la propria posizione, passando dal ruolo di custode dell’inconciliabilità assoluta con i Cinquestelle a quello di apripista del governo con loro: crescita del Pil, ritorno trionfale nella Ue, sconfitta dei populisti. Insomma, temi non proprio adatti a scaldare i cuori dei grillini. L’impressione è che Renzi stesse già piazzando mine sotto il governo negli stessi istanti in cui ne auspicava la nascita, pronto a farle brillare alla prima occasione utile. Ecco perché anche quando discute con Zingaretti Conte tiene gli occhi fissi sul telefonino in attesa dello “stai sereno” di Renzi. Insomma, siano verdi o rossi i suoi alleati, il pericolo per il premier si chiama sempre Matteo.

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