Commissioni, scontro Lega-Pd. Calderoli: «Farò capire a Conte che non scherziamo»
Il Parlamento è ancora chiuso, il nuovo esecutivo stenta a nascere e già si accende lo scontro tra vecchi e nuovi governanti. Materia del contendere, le commissioni parlamentari presieduti da esponenti della Lega. Ben 11 tra Camera e Senato. A dar fuoco alle polveri, un’intervista a Libero in cui Roberto Calderoli annuncia la sua volontà di «sotterrare il governo sotto milionate di emendamenti». Il vicepresidente del Senato è un mago dei regolamenti parlamentari. E non lo nasconde: «Mostrerò a Conte e a suoi ministri cose che nemmeno si immaginano…». Ed è così. In caso di guerriglia parlamentare, la presidenza di una commissione può rivelarsi una postazione davvero strategica. «Il presidente – ricorda Calderoli – è quello che convoca le sedute della commissione, riunisce l’ufficio di presidenza che deve decidere il calendario delle discussioni e se questo non viene votato all’unanimità deve andare in commissione. E qui, non in tutte Pd e M5S hanno la maggioranza, quindi dovranno trattare… e perdere tempo. Molto tempo…».
I leghisti presiedono 11 commissioni parlamentari
Le parole dell’esponente leghista non sono di quelle che passano inosservate. «Calderoli deve sapere che se i presidenti di commissione della Lega metteranno in atto comportamenti ostruzionistici esiste il modo di sostituirli prima del biennio previsto da regolamento», è la minaccia via tweet di Alessia Morani, del Pd. È solo l’inizio. Lo scontro infatti si allarga fino a coinvolgere, sempre a colpi di tweet, altri presidenti di commissione. Come Alberto Bagnai, impegnato in un botta e risposta con Davide Faraone, anch’egli del Pd. A quest’ultimo che accusava la Lega di voler «solo impedire alla maggioranza di lavorare», il presidente della Finanze replicava sfoderando un’ironia insospettabile in un economista: «Ciao Davide! Ricordo con simpatia il tuo ostruzionismo in Commissioni VI e XI riunite. Hai smarrito la tua copia del Regolamento? Ti presto la mia».
Replica al Pd: «Non siamo obbligati a dimetterci»
Battibecchi a parte, per la Lega le 11 presidenze non si toccano. E a chi parla di attaccamento alle poltrone, gli uomini di Salvini rispondono così: «Queste accuse dimostrano solo un grande analfabetismo costituzionale: perché il governo è il governo, ed è una cosa, mentre il Parlamento è altra cosa». E non manca chi, come Alessandro Benvenuto, che presiede l’Ambiente alla Camera, si dice pronto a convocare subito la sua Commissione «per dare il via libera all’acqua pubblica». Poi, aggiunge, «se mancasse l’accordo tra M5S e Pd non sarebbe problema mio». Parla invece di «polemica pretestuosa» Stefano Borghesi, presidente degli Affari Costituzionali del Senato: «Quelli del Pd vogliono solo nascondere che le poltrone le vogliono loro».