Clima, riflettori puntati anche sul cibo. E c’è chi vuole tassare la bistecca
Al di là delle manifestazioni, gli slogan e le strumentalizzazioni, ci sono studi che indicano la strada da seguire sulla questione del clima. Studk che riguardano anche comportamenti quotidiani, come il cibo. Per adesso, gli organi d’informazione sono inondati di notizie che riguardano la Climate Action Week, che durerà fino al 27 settembre. Si snocciolano dati: sono 150 i Paesi di tutto il mondo che hanno scelto di aderire alla settimana per la lotta ai cambiamenti climatici. Una lotta iniziata con la grande marcia a New York guidata ad Greta Thunberg.
Il peso del cibo sul clima
Il confronto sull’alimentazione continua a ritmi serrati. E c’è chi vuole una tassa sulla carne. Per ottenere 100 grammi di proteine ricavate da carne bovina vengono emessi fino a 105 kg di CO2eq e utilizzati 370 mq di terreno. Per raggiungere lo stesso ammontare proteico, ma con i legumi, secondo uno studio dell’università di Oxford si producono solo 0,3 kg di CO2 eq (comprensivi del ciclo di lavorazione, imballaggio e trasporto) e si utilizza solo 1 mq di terreno. Allevamenti, acquacoltura, uova e latticini impiegano l’83% delle terre coltivate del mondo, ma forniscono solo il 37% delle proteine e il 18% delle calorie.
La produzione di alimenti di origine alimentare pesa sui cambiamenti climatici, tanto che anche l’Ipcc nei suoi ultimi rapporti annovera la riduzione del consumo di cibi di origine animale tra le soluzioni da mettere in atto, e anche la campagna “Act Now” dell’Onu spinge in questo senso, per combattere il climate change a partire dalla tavola.