Chiamò scimmia l’alunna: il maestro di Spoleto accusato di “odio razziale”

29 Set 2019 18:56 - di Redazione

Per la procura di Spoleto ci fu l’aggravante del razzismo nel comportamento di un maestro supplente (tuttora sospeso) nei confronti di due fratellini di colore apostrofati con le parole “brutto” e “scimmia”. In un caso il maestro  girò il banco verso la finestra. La vicenda è accaduta in una scuola elementare del folignate.

Il pubblico ministero non è stato convinto dalle giustificazioni addotte dal maestro e nell’avviso di conclusione indagini notificato al docente parla di abuso di mezzi di correzione e maltrattamenti, entrambi aggravati dall’odio etnico e razziale.

Un atto – riporta La Nazione – notificato quando il magistrato non ritiene di dover procedere all’archiviazione del procedimento e che quindi solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Ora l’indagato potrà comunque chiedere di essere interrogato, presentare una memoria difensiva o chiedere ulteriori accertamenti per dimostrare la sua estraneità agli addebiti.

Il maestro – difeso dall’avvocato Delfo Berretti – ha infatti sempre negato di avere agito per razzismo. Sostenendo invece di avere dato vita a una sorta di esperimento didattico. I fatti risalgono all’inizio dell’anno e in seguito a essi il docente è stato sospeso fino alla definizione del procedimento penale. Dopo quell’episodio non è quindi più tornato in una classe. “Valuteremo il contenuto degli atti depositati dalla procura per poi decidere cosa fare” ha detto oggi l’avvocato Berretti.

Diversa da quella del docente fu la reazione del padre dei due bambini. “E’ un episodio di razzismo, non si è trattato di un esperimento sociale” sostenne. Una tesi fatta propria anche dalla procura di Spoleto. Secondo La Nazione, la procura accusa l’insegnante di avere costretto i bimbi a “trattamenti umilianti, degradanti e discriminatori, sì da mettere in pericolo la salute psichica ingenerando nei bambini stati d’ansia e disturbi del comportamento”. In base agli addebiti, il maestro prima se la sarebbe presa con la bambina dicendole: “Che nome lungo ti hanno dato i tuoi genitori, posso chiamati scimmia?”. Il giorno dopo poi con il fratellino: “Quanto sei brutto, girati che non ti voglio vedere”, facendogli girare il banco verso la finestra.

“Un’attività per l’integrazione finalizzata a far prendere coscienza agli studenti del concetto di differenza razziale e di discriminazione” aveva sostenuto il maestro. Che però ora dovrà cercare di far comprendere il suo intento alla procura di Spoleto che lo accusa.

Commenti

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  • Giuseppe la Porta 30 Settembre 2019

    Abrogare la legge Mancino è un obbiettivo della lega e una lotta di civiltà giuridica . Il gesto sicuramente offensivo come è stato,senza quest’infame legge, sarebbe stato qualificato come ingiuria come ancora dice il nostro straordinario codice Penale . In n un paese che si dice libero e democratico dovrebbe essere consentito di manifestare e esprimere le proprie opinioni senza rischiare una condanna penale . Reati speciali creano discriminazioni e differenze di tutela inaccettabili di fronte alla legge.