Boris Johnson vuole le elezioni. E sulla Brexit non deflette: «Via il 31 ottobre»
Boris Johnson non deflette. Mostra anzi di avere un chiaro disegno politico in mente. Sulla Brexit non cambia idea e rilancia. Ribadendo che secondo lui la Gran Bretagna deve uscire dall’Unione europea il prossimo 31 ottobre, costi quel che costi. E dicendosi comunque convinto che prima della fatidica data un accordo con Bruxelles sia sempre possibile. L’inquilino del 10 di Downing Street, subìta la decisione della Corte Suprema che ha dichiarato illegittima la chiusura per 5 settimane del Parlamento, è intervenuto alla Camera dei Comuni accusando prorio le opposizioni del Labour, dei liberal e i transfughi conservatori di voler soltanto prender tempo per bloccare e rinviare ogni cosa. Lui, insomma, vuole il voto anticipato, anche se non è chiaro ancora se voglia provare di nuovo a forzare di nuovo la mano. Quel che è certo è che la situazione politica britannica sembra complicarsi. Somigliando sempre più a quanto da poco accaduto in Italia. Soprattutto perchè i laburisti di Corbyn, temendo di essere duramente sconfitti, dopo aver dato il loro consenso a nuove elezioni, si sono tirati indietro nella speranza di impedire a Johnson di capitalizzare il vantaggio chiarissimo che detiene tra i sudditi di Sua Maestà e di liberarsi quindi anche di quella parte del Conservative Party che gli ha sempre remato contro. Il premier, che per non violare la legge dovrebbe firmare la richiesta di rinvio dell’uscita dalla Ue, potrebbe quindi dimettersi scommettendo comunque sulle elezioni anticipate nel giro di poche settimane. Con l’idea cioè di vincerle e tornare al governo. Ma, un ipotetico governo di transizione, che comunque dovrebbe formarsi, guidato dai laburisti con liberal e conservatori dissidenti, farebbe di tutto per restare in carica per più tempo possibile. Nella speranza che lo scapigliato Boris perda il vantaggio accumulato.