Atreju, Tajani: «Nessun compromesso con Conte e Renzi. No al partito unico»
«Se Salvini non si fosse dimesso, nessuno l’avrebbe cacciato dal governo… il suo è stato un errore, avrebbe dovuto far cadere il governo giallo verde subito dopo le europee. Così vinceva il centrodestra, tornavamo al governo e ora qui festeggiavamo…». Il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani è tra i protagonisti di Atreju ed è intervistato dal vicedirettore dell’Huffington Post Alessandro De Angelis. Il tema è suggestivo: “L’Italia nel mezzo, tra paura e speranza”.
«Vogliamo andare in Europa – dice Daniela Santanchè nella sua introduzione – con la consapevolezza che siamo grandi. L’Italia deve essere orgogliosa dei suoi italiani, fiera della sua cultura, di essere occidentale e cristiana. E l’Italia dev’essere fiera anche di aver generato questa Europa. Ma non vogliamo un’Italia che sia colonia di Bruxelles, poi a sua volta colonia di Parigi e di Berlino». La sala è stracolma. Parte l’intervista. «Si è fatto un’idea di Conte?», gli chiede De Angelis. «E’ una persona gentile ed elegante, ma il problema è cosa rappresenti il suo governo. Il Conte bis è nato per impedire agli italiani di andare alle elezioni. Ci sono cinquecento poltrone a cui guardano con interesse Leu, Pd, M5S e il partito di Renzi. Cinquecento poltrone che devono essere distribuite e che riguardano incarichi importanti nella macchina produttiva ed economica del Paese».
Sul partito di Renzi e Tajani afferma sicuro di non «temere nessuna emorragia di nostri parlamentari verso Italia Viva di Renzi». Il vicepresidente azzurro assicura: «Non c’è nessuna ipotesi di compromesso né con Conte, né con Renzi, noi siamo e restiamo di centrodestra e fuori di questo limite non andiamo». Si parla di centrodestra, di alleanze e di legge elettorale: «Il centrodestra non è un monolite. Serve, quindi, una legge elettorale che conservi una quota di proporzionale». Il numero due di Forza Italia ribadisce il suo no al “partito unico” e ammette che l’attuale centrodestra va rinnovato perché la formula a tradizionale è superata: «Sta a noi trovare la formula giusta». Netto il giudizio sulla legge elettorale: «Quella attuale è piena di difetti ma c’è una quota di proporzionale. Io ritengo che non si possa fare a meno di una parte di proporzionale perché, visto che non siamo un monolite, così all’interno della coalizione di centrodestra tutti possano essere alla pari» e trattati equamente. La legge elettorale, avverte rivolgendosi a Matteo Salvini, «è come un campo di calcio, le regole vanno scritte prima insieme prima della partita, non le fa certo la curva a o b…». Poi commenta la proposta di referendum abrogativo pro maggioritario lanciata dalla Lega: «Salvini mi sembra un po’ impulsivo o è tecnicamente consigliato non bene da chi gli sta vicino…». «Siamo convinti che serva la proporzionalità. Sulla legge elettorale siamo stati molto chiari. Siamo per una legge che garantisca la governabilità. Ma le leggi elettorali non si possono fare parlando dai palchi». E aggiunge: «Per questo abbiamo mandato esperti a studiare il quesito referendario, siamo convinti che serva una quota proporzionale e ne discuteremo». «Temiamo e siamo quasi certi – rimarca Tajani – che il quesito referendario proposto possa essere respinto dalla Corte costituzionale. Temiamo che non si possa vincere e che non sia sicura la vittoria del referendum. Quindi bisogna fare una legge in Parlamento che garantisca stabilità. Tutti assieme».
Atreju, Tajani sui migranti
Lampedusa assediata? «Lo abbiamo sempre detto: serve un piano Marshall, una strategia ad ampio raggio, una partecipazione delle imprese ed una diplomazia economica comunitaria». «Oggi si parte dall’Africa – afferma poi Tajani – Il problema degli sbarchi, l’emergenza migratoria, non si risolvono con le ong. Vanno risolti a monte. Come fece Berlusconi. Quello va fatto». E ancora: «Nel 2050 ci saranno due miliardi e mezzo di africani, se non cambia la situazione nel continente nero avremo milioni di persone che si sposteranno. Bisogna affrontare grandi questioni che sono: il cambiamento climatico, il terrorismo, la povertà, le malattie, la siccità, la crescita demografica, la sparizione dell’agricoltura in molte aree del continente africano a causa del cambiamento climatico, il terrorismo in Somalia. Occorrono investimenti come in Niger – rimarca il vicepresidente del Ppe – Occorrono almeno 60-70 miliardi del bilancio comunitario. Così si affronta il problema dell’Africa, con una strategia ad ampio raggio, una partecipazione delle imprese ed una diplomazia economica. Perché i problemi si affrontano in Europa».
Il pericolo Cina
E infine Tajani emette in guardia dal pericolo Cina: «Occhio a svendere anche la rete 5G a Huawei, perché significa impossessarsi delle banche dati di milioni di persone. Hanno ragione gli americani. E oggi la banca dati vale più del tesoro di Bankitalia…ormai molti porti sono diventati cinesi, il Pireo, per esempio…».