Atreju, confronto con il mondo produttivo. Urso: l’Italia torni a pensare in grande
Atreju, la proposta di Boccia
La parola passa subito dopo a presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che ipotizza un piano infrastrutturale trans-europeo finanziabile con gli eurobond che potrebbe aprire “un fronte interessante” per Italia, Germania e Francia. «Vediamo una recessione in Germania e nel nostro Mezzogiorno, un calo degli ordini nel nostro Nord: non si può aspettare che la Germania si riprenda, la stessa Bce fa una politica espansiva», premette Boccia che auspica una forte iniziativa per la crescita. L’invito a fronte del nodo risorse è quello di «non fare tattiche e cominciare a definire obiettivi: e se uno di questi è l’incremento del lavoro nel paese i provvedimenti in manovra dovrebbero essere funzionali.
Per Boccia bisogna dunque “darsi delle priorità” tra cui
figurano il taglio del cuneo e le infrastrutture. «Le cose non si fanno a costo zero ma a saldo zero, è evidente che
possiamo fare solo un percorso a medio termine, vuole dire uscire
dalla tattica e andar tutti in una stessa direzione in un momento
delicato che può diventare – osserva – una grande opportunità per il paese: perché se la Germania è in recessione una proposta ai tedeschi su un piano infrastrutturale trans-europeo finanziabile con gli eurobond potrebbe aprire un fronte interessante per l’Italia, la Germania e la Francia, anziché andar lì a chiedere più deficit che non è neppure nell’interesse nazionale».
Gli altri esponenti del mondo produttivo
Marco Granelli, vicepresidente vicario di Confartigiano pone l’accento sul salario e sulle infrastrutture. «Bisogna colmare il gap infrastrutturale». E poi elenca gli altri temi: lotta all’abusivismo e al lavoro nero. E sul turismo afferma: «Non bisogna pensare al numero di turisti che vistano la nostra terra, ma puntare sulle eccellenze. Noi siamo per il reddito da lavoro, non per il reddito di cittadinanza».
Dal canto suo, Murizio Casasco, presidente Confapi subito ringrazia FdI per l’opportunità offerta di creare un tavolo di discussione. «Il problema – dice – è essere competitivi e creare posti di lavoro. la crisi è un crisi che riguarda l’Italia, ma anche altri paesi. Bisogna capire che il lavoro e l’impresa rappresentano un problema sociale che non si risolve col reddito di cittadinanza. gli imprenditori sono contro gli evasori ed è necessario abbattere il cuneo fiscale per i lavoratori, ma anche per le imprese. Ma nel programma di governo c’è solo per i lavoratori. Serve l’abbattimento della burocrazia. c’è un sistema bloccato. Chiediamo flessibilità e vaucer».
Mentre Paolo Agnelli, presidente Confimi Industria, ricorda che da anni tutte le categorie hanno espresso ai governi che si sono alternati richieste precise e puntuali «su ciò che ci serve e che però non sono state puntualmente ascoltate». «Negli ulimi dieci anni – ricorda – 850mila medio-imprese hanno chiuso i battenti. Si parla delle grandi crisi e queste non fanno scandalo. Ci sono in media una o due persone, quindi un milione e 600mila famiglie che hanno perso il lavoro. A tutto ciò va aggiunto che nel 2018 90mila imprese si sono fermate. E nel 2019 ogni giorno chiudono 250 imprese. Una situazione drammatica». Ettore Prandini della Coldiretti invita ad «avere consapevolezza di quello che rappresenta l’agricoltura. Se togliamo l’agricoltura cade il 12,5% del Pil della nostra economia. Va recuperato un sano patriottismo italiano: se viene imposta una regola all’agricooltura italiana che punta alla qualità poi non bisogna abbasre la guardia quando acquistiamo dall’estero». Mentre Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura sottolinea che nel nuovo governo «l’unico ministro ancorato all’ambiente è Costa. Spero che ci voglia chiamare per chiedere un contributo sulla sostenibilità ambientale. C’è una parte dell’America del Nord e del Sud che riesce ad essere competitiva con la Cina. Mentre l’Europa si dibatte. L’Italia ha un Pil pari a zero. Il governo deve aprire un confronto per capire che cosa fare per lo sviluppo sostenibile. E a proposito di sostenibilità c’è qualcuno che sta confondendo il cibo con quello che è prodotto nei laboratori. Bisogna capire che cosa dobbiamo fare e dove vogliamo andare. capire soprattutto se nel 2050 mangeremo carne prodotta da allevatori italiani o quella prodotta in laboratorio». Chiude i lavori Guido Crosetto, che interviene come presuidente di Aiad: «C’era un tempo in cui fare impresa non aveva bisogno didello Stato – esordisce – Oggi non è più possibile fare impresa». I temi che sono sul tappetto sono tanti. Crosetto invita a uscire dalle logiche dei partiti. «Bisogna uscire dai programmi di partito – dice – e costruire la strategia dello Stato. Ci sono temi che riguardano l’intera collettività e non possono essere di questo o qul partito o di chi va agovernare. La nostra ecomina si è appiattita al ribasso. Abbiamo un Paese dove chi è al nero è avvantaggiato. Le associazioni da dieci anni dicono le stesse cose e i partiti non le recepiscono».
Signora Taormina,
E già da oltre due mesi che vado scrivendo quanto sostenuto da colui che ritengo il miglior economista italiano, tra l’altro ex AN, i cui suggerimenti scritti e verbali sono da sempre la soluzione di quanto affermato da Urso, Crosetto e dagli ospiti oggi partecipanti alla magnifica manifestazione di Atreju. Senza un grande economista una forza politica non potrà mai vincere.