Afghanistan domani al voto: si temono attentati, oltre 70mila soldati impegnati alle urne
Timori in tutto il mondo per le elezioni di domani in Afghanistan: addirittura il Pakistan ha chiuso il confine alla vigilia delle elezioni presidenziali in programma domani nel Paese martoriato da una guerra infinita. Sul voto pesano le minacce dei Talebani. Il ministero degli Esteri di Islamabad ha confermato la chiusura dei valichi di confine per due giorni a partire da oggi. Secondo l’agenzia Dpa, il Pakistan ha anche rafforzato la presenza militare alla frontiera. La guerra infinita in Afghanistan continua infatti a mietere vittime tra i civili. Secondo la Missione di assistenza delle Nazioni Unite (Unama), solo a luglio più di 1.500 civili sono rimasti uccisi o feriti nel Paese. Dati Onu parlano di 1.366 civili morti tra gennaio e giugno, evidenziando come in questi sei mesi abbiano fatto più vittime le operazioni delle forze pro-governative (afghane e straniere) che gli attacchi dell’insorgenza (Talebani e Isis compresi). Secondo il ministero della Salute di Kabul, più di 3.300 civili sono stati uccisi e più di 14.600 sono rimasti feriti tra il 16 settembre del 2018 e lo scorso 10 settembre a causa delle violenze legate al conflitto. Stando a Reporters Sans Frontières sono 15 i giornalisti e gli operatori dei media morti lo scorso anno in Afghanistan.
Violenza ma anche fordi incombono sul voto
“Violenza, caos politico a Kabul e preoccupazione della comunità internazionale”. Ahmed Rashid, esperto di fama mondiale, risponde così se gli si chiede di descrivere l’Afghanistan alla vigilia delle elezioni presidenziali. “Nell’ultimo mese abbiamo assistito a terribili violenze”, ricorda in un’intervista ad Aki – AdnKronos International. Il quadro dipinto da Rashid parla del timore di “molta violenza e frodi”. “Non credo che le elezioni serviranno a risolvere nulla – dice -. Penso avrebbero dovuto essere rinviate, penso sarebbe stato utile più impegno per la ripresa dei colloqui con i Talebani”. Ora, prosegue l’autore della trilogia di successo inaugurata da Talebani, “dobbiamo vedere cosa accadrà dopo il voto” perché “se al potere resterà il presidente Ashraf Ghani i Talebani saranno costretti a parlare con lui”. “Bisognerà vedere se ammorbidiranno le loro posizioni – conclude il giornalista pakistano – Russia, Cina, Indonesia, Iran e Pakistan, ci sono tante pressioni sui Talebani affinché facciano andare avanti i colloqui”.
Quasi in dieci milioni al voto
Gli elettori afghani sono chiamati domani alle urne per la scelta del presidente. Di seguito numeri e curiosità in vista del voto: le presidenziali – che si tengono ogni cinque anni – erano previste per il 20 aprile, ma poi sono state rinviate al 20 luglio e poi ancora a domani. Quelle di domani saranno le quarte presidenziali dell’Afghanistan dalla caduta del regime dei Talebani. Solo con l’intervento nel 2014 dell’allora segretario di Stato Usa John Kerry si è arrivati al compromesso che ha assegnato la presidenza al pashtun Ashraf Ghani e inaugurato per il tagiko Abdullah Abdullah l’incarico di chief executive officer del “governo di unità nazionale”. I candidati sono ufficialmente 18, ma con le defezioni dell’ultima ora dovrebbero essere 14, compresi Ghani e Abdullah. Non ci sono donne candidate alla presidenza, ma due afghane aspirano all’incarico di vice. Provano a scrivere la storia Farida Momand, in corsa con Ahmad Wali Massud (fratello del Leone del Panjshir), e Massuda Jalal, che si presenta come secondo vice presidente del candidato Rahmatullah Nabil. Gli elettori secondo la Commissione elettorale indipendente (Iec), gli elettori sono 9,6 milioni, il 35% donne, su una popolazione di 33 milioni di abitanti. I dati ufficiali promettono l’apertura di più di 5.300 seggi, ma non è chiaro quanti saranno quelli effettivamente operativi. L’apertura dei seggi è prevista per le 7 ora locale. Infine, il ministero degli Interni ha annunciato che ci saranno circa 72mila agenti impegnati per la sicurezza dei seggi. Mobilitate anche 30-40 truppe, che interverranno in caso di necessità. La campagna elettorale è stata segnata da vari attacchi: i più sanguinosi quelli del 28 luglio a Kabul e del 17 settembre a Parwan, con un bilancio complessivo di più di 50 morti. L’attacco del 28 luglio non è mai stato rivendicato, mentre c’è la firma dei Talebani su quello più recente. Il voto costerà l’equivalente di circa 150 milioni di dollari. Sarà necessario il ballottaggio se nessun candidato ottiene al primo turno più del 50% dei voti. Deve essere organizzato entro due settimane dall’annuncio dei risultati definitivi del voto (che dovrebbero arrivare per il 7 novembre) e potrebbe tenersi il 23 novembre.