Venezia, il progetto del Mose e l’esigenza di preservare il centro storico dalle acque alte
Stimatissimo Direttore,
aver appreso solo ora la notizia che il progetto del Mose (il modulo sperimentale elettromeccanico) che avrà il compito di preservare il centro storico di Venezia dalle acque alte non ha mai compreso alcun piano di manutenzioni ordinarie e questo, credimi, è stato un vero colpo al cuore. “Ma come?”, ha ribollito la mia coscienza, “tu che sei stato pure Assessore regionale delegato alla Legge speciale non avevi notato questa grave carenza?”. A niente è valsa la infantile auto-giustificazione che la mia permanenza in quell’ufficio è durata solo qualche mese: perché la vera voragine che le ultime notizie stanno facendo venire alla luce è un gigantesco buco progettuale, di cui si sarebbe accorto pure un bambino.
Intere generazioni di ingegneri meccanici e idraulici, di scienziati e tecnici, di amministratori locali e Ministri, che hanno trattato -per più di mezzo secolo- la materia, come potevano ignorae questo grande “particolare”? Ma ciò non giustifica proprio nulla al mio animo. La grave carenza si è appalesata tra decine di latrocinii di danaro pubblico (che, per fortuna, la Magistratura ha opportunamente sanzionato), ma la questione di fondo resta (e diciamocela tutta la cruda verità) assai spiacevole.
Non c’è mai stato (in questo caso di riflesso per la storica città di Venezia, un patrimonio di tutta la umanità) l’amore che ogni grande opera pubblica dovrebbe sempre portare con sé. È questo, in fondo, un sentimento che ormai non ci si pone più nel realizzare un qualsiasi importante manufatto: perché dare un piccolo, minuscolo, contributo creativo o esecutivo, servire per esso, era un onore per ogni pubblico amministratore.
Oggi non si vivono più questi momenti che -al di là del colore politico della casacca che porti- dovrebbero essere condivisi dalla più larga parte della comunità contribuente. In questo caso specifico, però, per dirla tutta, la città aveva incontrato spesso assai virulenti momenti di tensione : con una parte, quella verde e repubblicana, che non perdeva mai l’occasione per mettere il bastone tra le ruote, ma con tutte le altre comunità politiche – che rappresentavano, all’incirca, l’85% della popolazione- che si, ritenevano che quella fosse l’unica ciambella di salvataggio dalle acque alte.
Una comunità che, oltre allo schiaffo etico e morale ricevuto dalla certificazione del malaffare, ha subito pure questo “colpo di scena teatrale”. Sono certo che il venezianissimo Carlo Goldoni non avrebbe di certo lasciato passare questa occasione per allestirci sopra una affannata commedia di vita reale.