Tocca a Conte, le trattative andate avanti anche di notte. Tutte le ipotesi in campo

20 Ago 2019 9:11 - di Redazione

È il d-day del governo. Poche sono le certezze sull’evoluzione possibile della situazione: tutto dipenderà dal contenuto delle comunicazioni di Giuseppe Conte. E per questo sempre più il Quirinale appare come punto di riferimento per sbrogliare la matassa. Un’impressione “taumaturgica”, quella di chi indica nel Colle la chiave di volta del rebus della crisi d’agosto. Al Quirinale non si è fatto mai mistero del fatto che ci si attenderà dalle forze politiche, dai partiti e dai gruppi delle valutazioni coerenti e solide sulla configurazione di una possibile nuova maggioranza. Ma quanto i partiti potranno dire dipenderà a sua volta anche dall’atteggiamento del premier e dalla decisione in merito alle dimissioni. Quel che appare abbastanza scontato è che la tabella di marcia delle consultazioni al Colle non sarà né serrata né distesa: i tempi saranno tendenzialmente rapidi.

Le trattative sono proseguite anche di notte. Telefonate, riunioni, tensioni. Sul fronte Pd, da quando Nicola Zingaretti è segretario lo schema del “un passo alla volta” è diventato familiare a chi segue le vicende dem. E anche stavolta Zingaretti sembra non tradire la consuetudine e mentre fonti parlamentari renziane parlano di trattative avanzate con i 5 Stelle, fanno già i nomi di possibili ministri e ragionano sull’identikit del futuro premier, dal Nazareno in modo ufficioso e ufficiale (con nota dell’ufficio stampa del partito) si smentisce tutto. «Nessuna trattativa». Del resto, si sottolinea, finché Giuseppe Conte non si dimette, la crisi non è aperta. Un passo alla volta, dunque. Anche perché al Nazareno non sono mica così convinti che l’esperienza gialloverde sia davvero morta e sepolta. E oggi il discorso di Conte al Senato sarà la cartina tornasole per capirlo. Un conto un intervento tutto all’attacco di Matteo Salvini, un conto un intervento soft. E dal Nazareno si fa sapere che, a quanto risulta ai dem, Conte potrebbe seguire questa seconda opzione. Fatto sta che nei ragionamenti del Nazareno, un eventuale governo Pd-M5S è uno scenario tutto da vedere e da verificare. E anche ieri Zingaretti ha ripetuto il mantra: «O un esecutivo forte o meglio il voto». Il segretario intende tenere il Pd pronto a ogni opzione. «Bella figura se già ci mettessimo a trattare con i 5 Stelle e poi Di Maio, che ovviamente non potrebbe far parte di un governo con noi, ricuce con Salvini…». E poi c’è anche un altro fattore che potrebbe ricomporre la frattura tra Salvini e Di Maio. Il “fattore R”, lo chiamano al Nazareno. Dove R sta per Renzi.

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