Stadio della Roma, la Cassazione smonta le accuse a De Vito: “Solo congetture”

24 Ago 2019 18:12 - di Redazione
De Vito

Le accuse contro l’ex presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito non reggono e si basano su motivazioni insufficienti. Lo affermano i giudici della Cassazione nelle motivazioni della sentenza che lo scorso 12 luglio ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma nei confronti di De Vito e degli altri soggetti coinvolti nel giro di presunte mazzette che l’imprenditore Luca Parnasi avrebbe elargito per favorire il progetto del nuovo stadio della Roma.

Secondo i giudici supremi non ci sarebbero “dati indiziari” sufficientemente motivati dal gip e poi dal Riesame per sostenere che l’ex presidente dell’Assemblea Capitolina e l’avvocato Camillo Mezzacapo, finiti in carcere il 20 marzo scorso e da luglio ai domiciliari, facessero parte del “gruppo criminale” guidato dall’imprenditore Parnasi e fossero vittime del suo “metodo corruttivo”.

Al momento dunque, secondo la Cassazione, contro De Vito e Mezzacapo ci sarebbero solo “congetture” ed “enunciati contraddittori”, tratti dalle dichiarazioni dello stesso Parnasi ai magistrati all’indomani del suo arresto nell’ambito del primo filone dell’inchiesta.

Stadio della Roma, gli arresti del 20 marzo

«L’atto contrario ai doveri d’ufficio è stato ravvisato, in relazione alla vicenda riguardante il progetto di realizzazione dello stadio della Roma Calcio, nell’aver De Vito presieduto l’assemblea del 14 giugno 2017, esprimendo in quella sede il proprio voto favorevole all’approvazione del progetto medesimo ed alle connesse varianti del Piano regolatore (avvenuta con 28 voti favorevoli e 9 contrari): l’assunto – scrivono i giudici della Suprema Corte – risulta gravemente insufficiente sul piano della motivazione (…). Esso inoltre tralascia di considerare, nonostante l’espressa sollecitazione delle difese, confortata dalla documentazione prodotta in sede di udienza camerale, che la ricordata seduta del 14 giugno 2017 – presieduta da De Vito coerentemente alla veste istituzionale sua propria – interviene all’esito di un già apprezzabile iter procedurale, scandito, dopo la presentazione del progetto oltre tre anni prima, sotto la sindacatura Marino, ed una prima dichiarazione di pubblico interesse dell’opera da parte della Giunta del tempo, da una convergente dichiarazione pubblica in tal senso della sindaca Raggi».

La Cassazione su De Vito e Mezzocampo

Lo scorso 12 luglio la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso delle difese, aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma nei confronti del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e degli altri soggetti coinvolti in relazione alla vicenda legata alla costruzione del nuovo stadio e avevano annullato senza rinvio il capo di imputazione relativo alla parte della riqualificazione della stazione ferroviaria di Trastevere.

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