Poggioreale, evasione annunciata. Stanziati 15 milioni di euro, mai iniziati i lavori
C’è chi parla di «un’evasione annunciata» dal carcere di Poggioreale. E chi rivela, invece, che da tre anni lo Stato ha erogato 15 milioni di euro di finanziamento per adeguare quella struttura fatiscente ma, in tre anni, nessuno ha mosso un dito.
Insomma la fuga dal carcere di Poggioreale del 32enne detenuto polacco Robert Lisowski, sparito come se nulla fosse utilizzando il più classico dei trucchetti, quello del lenzuolo annodato e appeso fuori dal muro di cinta, è tutt’altro che un fulmine a ciel sereno. E anzi appare strano che, fino ad oggi, sia scappata solo una persona dal carcere napoletano viste le condizioni disastrate della struttura.
«Da tempo – spiega, all’Adnkronos, Emilio Fattorello, responsabile campano del Sindacato autonomo polizia penitenziaria – abbiamo denunciato lo stato di invivibilità e difficoltà operativa che, come corpo di polizia, viviamo a Poggioreale».
Fattorello elenca i numeri che restituiscono un quadro desolante: «Abbiamo circa mille detenuti in più rispetto alla capienza, in una struttura vecchia, creata oltre un secolo fa per un concetto di detenzione retributiva. Oggi c’è, da un lato una massa di detenuti, dall’altro una carenza organica che non ci consente di garantire livelli adeguati di sicurezza. Abbiamo fatto denunce su denunce, anche all’autorità giudiziaria, ma ogni volta che c’è un evento critico all’interno del carcere la polizia penitenziaria diventa il capro espiatorio».
Fattorello rivela episodi che spiegano fin troppo bene perché quella di Lisowski può definirsi serenamente un’evasione annunciata, puntando il dito, in particolare, sulle «modalità con cui lavoriamo. Basti pensare che ieri, i circa 150 detenuti che erano presenti nella chiesa dalla quale Lisowski è scappato riuscendo poi a scavalcare il muro di cinta, sono stati accompagnati da 2 o 3 agenti. In tutto l’istituto ci sono dalle 50 alle 60 unità nei diversi padiglioni e posti di servizio, sono coperti solo i minimi livelli di sicurezza».
Secondo Fattorello l’idea lanciata ieri da alcuni sindacati di abbattere il carcere di Poggioreale «è una provocazione. Poggioreale, anche se tra mille difficoltà, va avanti. Piuttosto – conclude – bisogna adeguare la struttura che risale a oltre cento anni fa».
E proprio il mancato adeguamento di Poggioreale svela come lo Stato abbia, inutilmente, stanziato 15 milioni di euro, tre anni fa. Soldi che non sono mai stati spesi: «Tre anni fa il ministero delle infrastrutture ha destinato alla Campania 15 milioni per ristrutturare 5 padiglioni obsoleti del carcere di Poggioreale. I soldi – Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania – sono stati dati al Provveditorato regionale delle opere pubbliche che, d’intesa con la Soprintendenza, doveva fare i lavori: in 3 anni sono state fatte solo due visite per verificare lo stato dell’arte dei padiglioni e i lavori non sono mai iniziati. E’ uno scandalo, una cosa indegna».
Nella casa circondariale “Giuseppe Salvia”, noto come carcere di Poggioreale, «il sovraffollamento è diventato una pena accessoria – sostiene Ciambriello – Si entra in carcere innocentemente o colpevolmente, e ci si trova in una cella con 10 o 12 persone, senza docce e bidet, a volte senza lavandini e con un materasso a terra perché non c’è spazio per un letto in più. La persona che sbaglia perde il diritto alla libertà ma non alla dignità, questo vale anche per i familiari che aspettano 4 o 5 ore per un’ora di colloquio».
A Poggioreale, ricorda Ciambriello, «l’anno scorso ci sono stati 4 suicidi, nelle carceri della Campania si sono registrati 77 tentativi di suicidio. Se non c’è stata una strage dobbiamo ringraziare gli agenti della polizia penitenziaria».