Palermo, nigeriano terrorizza per un anno la compagna e la figlia piccola: segregate in casa

7 Ago 2019 12:58 - di Redazione
chiesa

Prima le botte e le minacce davanti alla figlia di un anno, poi la segregazione in casa. Con l’accusa di sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravati dalla presenza di minore la Polizia ha fermato a Palermo Eugene Nwafor, 32 anni, nigeriano. Ieri mattina, alla sala operativa della questura è giunta la segnalazione di una donna nigeriana picchiata dal convivente e rinchiusa insieme alla figlia in una abitazione nei pressi di via Oreto. Le indagini hanno permesso di scoprire come la vittima, strappata a un passato di sfruttamento della prostituzione e nel recente passato ospitata in un centro accoglienza per mamme con figli minori del Sud Italia, avesse seguito a Palermo il convivente con la speranza di un riscatto sociale e di vita migliore. In città, però, era iniziato il suo incubo. Maltrattamenti fisici e psicologici sempre in presenza della piccola e mai denunciati, confermati anche dai vicini di casa che agli investigatori hanno raccontato di aver sentito in diverse occasioni le urla e i pianti della donna e della figlioletta. Ieri mattina, al culmine dell’ennesima lite per futili motivi, il 32enne ha colpito la compagna con calci e pugni, minacciandola con un coltello di ritorsioni nei confronti dei suoi familiari in Nigeria se avesse denunciato tutto. Dopo averle sottratto una scheda telefonica, l’uomo l’ha segregata in casa allontanandosi dall’appartamento. Grazie a un altro cellulare, però, la donna è riuscita a inviare due sms in cui chiedeva aiuto a un operatore del centro di accoglienza in cui era stata precedentemente ospitata. Insieme ai messaggi anche due selfie in cui era ritratta con il volto tumefatto e una maglia insanguinata. Immediata è scattata la segnalazione alla Polizia e le ricerche della vittima, rese particolarmente difficoltose dalla scarsa conoscenza della lingua italiana della donna, incapace di indicare con precisione il civico dell’abitazione. Una volta raggiunta la casa, è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco che hanno sfondato la porta per liberare la donna e la bimba, condotte al pronto soccorso del Civico per le cure del caso.

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