Omicidio Diabolik, la sorella: «Vogliamo piangerlo a un funerale normale»
«La salma di mio fratello sta all’istituto di medicina legale del policlinico di Tor Vergata e anche la questura ci ha assicurato che rimarrà lì nella disponibilità della famiglia. Io sono intenzionata a far valere, con tutti gli strumenti che mette a disposizione la legge, il diritto di mio fratello ad avere un funerale, semplice e composto, in una normale parrocchia». Così all’Adnkronos Angela Piscitelli, la sorella di Fabrizio, il leader degli Irriducibili ucciso mercoledì scorso a Roma.
Nelle prime ore di questa mattina Rita Corazza, la moglie di Piscitelli, ha riconosciuto il corpo del marito a Tor Vergata, ha detto alcune preghiere prima di lasciare il Policlinico. I funerali disposti in forma privata dal questore di Roma alle 6 del mattino al cimitero Flaminio «per ragioni di ordine e sicurezza pubblica» non si sono svolti. La famiglia è intenzionata ad attendere la sentenza del Tar che arriverà a settembre e poi eventualmente ricorrere nelle sedi successive fino alla Corte di Strasburgo.
Perché? «Il questore – spiega Angela Piscitelli – deve aver fatto una scelta in base al suo pathos creando un allarmismo che non era presente né nella famiglia, né nella tifoseria o nella la cittadinanza in generale. Per questo adesso – continua – dovrebbe riflettere sull’opportunità di questa scelta. Si sa che a un funerale vanno amici, parenti. Non so se è una scelta giusta perché era intenzione degli amici di Fabrizio presenziare alle esequie».
Poi la donna, che è andata alla panchina al parco degli Acquedotti dove il fratello è stato assassinato con un colpo di pistola esploso alle sue spalle, dice ancora: «Volevamo fare un normalissimo funerale, una cerimonia semplice e composta, se ce lo avessero consentito, anche senza la camera ardente nella sede in via Amulio, per noi sarebbe andato bene. Non c’era alcuna intenzione di creare turbolenze da parte di nessuno, mio fratello per primo non avrebbe mai voluto che accadesse nulla del genere alla presenza dei suoi familiari. Noi quindi – conclude la sorella di Fabrizio Piscitelli – aspettiamo la sentenza del Tar e se dovesse andare male ricorreremo in tutte le altre sedi. Farò tutto quello che la legge mi consente per far valere i diritti di mio fratello».