Neanche Repubblica riesce a fare il tifo per il governo giallorosso di “grullini e pidioti”

28 Ago 2019 13:41 - di Redazione
Ius soli

Neanche il quotidiano Repubblica riesce a tifare per il governo giallorosso. Lo si evince dalla prima pagina odierna, in cui il commento alla trattativa in corso tra M5S e Pd è affidato a Michele Serra e reca un titolo che è tutto un programma: “Tra grullini e pidioti“.

A proposito del governo che dovrebbe nascere di qui a qualche ora Serra scrive: “Pure se legittimato, come il precedente, da una maggioranza politica in Parlamento, sarà un governo incongruo, illogico e fragile”. Continua quindi osservando che gli elettori del Pd sono messi “a durissima prova” e che sono “usati come stampella di un gruppo politico, i Cinquestelle, che dopo avere fallito clamorosamente un’esperienza di governo con la destra più becera, rimangono in sella grazie al supporto di un partito, il Pd, trattato per anni dai grillini come l’incarnazione perfetta del tradimento degli interessi popolari, la sentina dell’affarismo, la casta politicante per eccellenza. Dopo gli sputi, la stretta di mano”.

Serra conclude osservando che le possibilità che questo governo serva a cambiare davvero qualcosa “sono il 5 per cento. Il rimanente 95 per cento appartiene solo alle scelte obbligate (perché disperate), all’azzardo, al vicolo cieco dal quale provare a uscire arrampicandosi sui muri. Non biasimatemi se faccio il tifo per il 5 per cento”.

Non meno duro l’editoriale di Claudio Tito, il cui titolo – “L’antisalvinismo non basterà” – suona come un avvertimento. Tito ricorda le mozioni di sfiducia contro il governo Conte presentate dal Pd e ricorda anche come il M5S abbia costruito le sue fortune sul fallimento di Renzi. Ora, se due acerimmi avversari fanno un patto, esso va riempito di contenuti e non può basarsi esclusivamente su “paura del voto, preparazione immatura di una scissione, ricerca di un ruolo”. Il governo, avverte ancora Tito, non sarà giudicato dagli italiani “con la lente dell’antisalvinismo” ma per quel che farà.

 

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