Le “tre T” che rischiano grosso: le teste dei ministri che stanno per cadere
Via Toninelli, Trenta e Tria, “le tre T”, i tre ministri che inquietano Di Maio, le teste dei tre ministri che Salvini avrebbe chiesto o che chiederà al premier Giuseppe Conte. A cominciare da quello dei Trasporti Danilo Toninelli, sfiduciato di fatto dopo la figuraggia della mozione no Tav rigettata; passando per l il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, con la quale si sono palesate palsticalente le divergenze sostanziali in fatto di migranti e di sbarchi. “Dulcis in fundo” , il “colpo grosso”, il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Altrimenti ogni scenario potrebbe verificarsi, non ultimo il ritorno alle urne. Del resto la frase “Qualcosa si è rotto” risuonata da Sabaudia, parla chiaro.
Salvini: «Ci sono alcuni ministri…»
Il pendolo della crisi di governo oscilla tra il voto anticipato, a questo punto a ottobre, e il cambio della guardia alle poltrone ministeriali targate 5S. Le “tre T” sarebbero i cognomi degli “indesiderati”, che si sussurrano, ma che invece sono perfettamente riconoscibili quando Salvini da Sabaudia ha esclamato: «Di Maio è persona corretta e per bene, ma c’è un evidente e totale blocco sulle proposte e le opere da parte alcuni ministri 5S che fa male all’Italia». Un identikit perfetto.
Il signor No
Danilo Toninelli, bollato come il “Signor No” delle grandi opere, tra una gaffe e l’altra appare l’anello più debole della catena. Gli insulti a Salvini («Nano sulle spalle di giganti che lavorano») non hanno certo giovato alla posizione di un ministro rivelatosi agli occhi di tutti inadeguato. Non scherza alla Difesa Elisabetta Trenta, che si è scontrata più volte con Salvini su un tema spinosissimo come il ruolo delle navi militari nel gestire i barconi di immigrati in arrivo dalla Libia. Salvini se l’è ritrovata contro in momenti chiave, con le navi ong a provocare il governo , a un passo dai nostri porti.
Tria, la manovra della discordia
Ultimo, ma non meno strategico, è il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che Salvini ha sfidato più volte. Come quando convocò al Viminale le parti sociali a discutere della manovra di ottobre, mossa non gradita dal titolare del dicastero economico, attaccato spesso in contropiede dal leader della Lega. Più investimenti, più opere pubbliche, taglio delle tasse, ridiscussioni dei “dogmi” di Bruxelles, manovra in deficit: perché è «impensabile fare una manovra coraggiosa a costo zero», dice spesso Salvini. Da una parte, infatti, il ministro dell’Economia cerca di reperire le risorse per finanziare tutti gli interventi previsti e soprattutto per una riforma fiscale che sia “strutturale” e che per questo «non può basarsi sul deficit». Dall’altra, il vicepremier leghista e ministro dell’Interno che non fa nulla per nascondere i suoi intenti “anti-Tria”. Insomma, Salvini ne ha abbastanza, le “tre T” potrebbero essere ai titoli di coda.