Le città più care e meno care d’Italia: ecco la classifica delle prime posizioni

9 Ago 2019 16:03 - di Redazione

Come districarsi tra le città più care d’Italia e quelle dove si spende di meno. È Bolzano la più “costosa” seguita da Modena e Bari, mentre la fra le regioni è l’Abruzzo a collocarsi al top in termini di maggior spesa. A rilevarlo è l’Unione Nazionale Consumatori che ha stilato la classifica delle città e delle regioni più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita, a valle dei dati dell’inflazione delle regioni e dei capoluoghi di regione e comuni con più di 150mila abitanti.

In testa alla classifica dei capoluoghi e delle città con più di 150mila abitanti più care in termini di rincari, si conferma Bolzano che, spiega, pur non avendo l’inflazione più alta, +1% (il record appartiene ancora una volta a Bari: +1,2%), ha la maggior spesa aggiuntiva, equivalente, per una famiglia tipo, a 301 euro su base annua. Al secondo posto si colloca Modena, dove il rialzo dei prezzi dello 0,9% determina un aggravio annuo di spesa, per una famiglia media, pari a 251 euro, terza Bari, dove l’inflazione a +1,2%, il primato di luglio, comporta una spesa supplementare pari a 250 euro.

Le città più conveniente sono, invece, addirittura in deflazione. Al primo posto della città più risparmiose Ravenna, dove l’abbassamento dei prezzi dello 0,3% genera un risparmio annuo di 84 euro. Al secondo posto Livorno (-0,3%, pari a 80 euro) e al terzo Ancora, -0,3%, con un ribasso del costo della vita pari a 67 euro. In testa alla classifica delle regioni più costose in termini di maggior spesa, una new entry, l’Abruzzo che, con l’inflazione a +0,9, registra, per una famiglia tipo, una batosta pari a 184 euro su base annua. Segue la Liguria, dove l’incremento dei prezzi pari allo 0,7%, implica un’impennata del costo della vita pari a 161 euro, terzo il Trentino, dove per via dell’inflazione a +0,6%, si ha un salasso annuo di 159 euro. La regione con meno rincari, unica addirittura in deflazione, le Marche, dove il ribasso dello 0,1% si traduce in una minor spesa annua di 22 euro. Toscana e Umbria in seconda posizione, con una variazione nulla dei prezzi.

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