La scomparsa di Felice Gimondi, il campione che fece sognare tutta l’Italia

17 Ago 2019 9:11 - di Redazione

Il mondo dello sport piange la scomparsa di Felice Gimondi. L’ex campione italiano di ciclismo è morto per un arresto cardiaco, mentre era in mare. La tragedia è avvenuta nelle acque di Giardini Naxos, vicino Taormina, dove era in vacanza per Ferragosto. Gimondi, 77 anni tra un mese, si è sentito male mentre faceva il bagno. A dare l’allarme sono stati i bagnanti, ma quando sono arrivati i soccorsi era già troppo tardi: sono stati fatti massaggi cardiaci ma non c’è stato niente da fare. «Rimarrà per sempre», ha scritto Giorgia Meloni, «nella storia dello sport italiano. Un grande ciclista che ha regalato all’Italia tantissime soddisfazioni. Riposa in pace».

Il dolore per la scomparsa di un atleta d’altri tempi

«Ho avuto un solo idolo nella mia vita. Felice Gimondi. Ogni volta che lo vedevo era un’emozione. Quando ti innamori di un campione è per tutta la vita. Sei stato un grande», ha scritto via Twitter il Ct della nazionale di ciclismo, Davide Cassani. «Ho avuto la fortuna di vivere tutta la sua carriera da vicino – ha aggiunto all’AdnKronos – nel ’73, quando vinse i mondiali organizzai la trasferta a Barcellona delle squadre nazionali, per cui da lì in poi ho potuto godere di tutti i suoi successi. E conoscere sempre di più l’uomo».

«Addio, grande campione e signore nello sport e nella vita», scrive la Federazione Ciclistica Italiana sul proprio sito. «L’improvvisa scomparsa di Felice Gimondi scuote e commuove il mondo del ciclismo». Il presidente federale Renato Di Rocco annuncia: «Tutte le nazionali azzurre impegnate in Italia e all’estero porteranno il lutto. E sarà osservato un minuto di silenzio in tutte le gare in calendario».

Una vita per il ciclismo, le vittorie di Felice Gimondi

Il suo ultimo Giro d’Italia lo corse nel 1978, l’ultimo vinto fu quello del 1976 ma in carriera i suoi successi hanno superato il centinaio: 118 per la precisione le vittorie da professionista nonostante l’ingeneroso soprannome di “eterno secondo”, affibbiatogli negli anni dello strapotere del “cannibale”, Eddy Merckx. Gimondi, bergamasco roccioso di Sedrina, all’imbocco della Val Brembana, classe 1942, ha amato la strada e praticato la pista per chiudere come dirigente sportivo una carriera aperta nel 1959 da allievo: prima vittoria il Primo maggio 1960 alla Bergamo-Celana, passando dilettante nel 1962 e arrivando a rappresentare l’Italia ai Giochi olimpici di Tokyo, 33esimo nella prova su strada vinta dal connazionale Mario Zanin.

Professionista dal 1965 al 1979, Felice Gimondi può vantare, con pochi altri colleghi, la vittoria di tutte le tre grandi gare ciclistiche: il Giro d’Italia, nel 1967, 1969 e 1976, il Tour de France nel 1965 e la Vuelta a España nel 1968. Incassò inoltre il campionato del mondo su strada del 1973, una Parigi-Roubaix, una Milano-Sanremo e due Giri di Lombardia.

Il confronto diretto con Merckx ha contraddistinto gran parte della carriera di Gimondi e nel loro eterno duello il bergamasco ha battuto il belga in termini di maggiore longevità sportiva: prima vittoria ai massimi livelli al Tour del 1965 e ultima al Giro del 1976.

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