La leadership di Salvini esce ammaccata. Basta ingenuità, occorre uno scatto di reni

29 Ago 2019 12:50 - di Lando Chiarini

Se il Conte-bis che sta per nascere è figlio di un complotto, uno dei padri è proprio Matteo Salvini, lo stesso che l’8 agosto ha ritirato la fiducia al governo precedente provocandone la crisi e poi la fine. Se complotto c’è stato, quindi, Salvini ne è stato uno dei protagonisti o, peggio ancora, l’inconsapevole strumento. In ogni caso, la sua figura ne esce molto ridimensionata e fatalmente cosparsa di dubbi circa la sua reale adeguatezza ad esercitare una leadership che non sia quella tipica di una campagna elettorale permanente. Ne tenga conto l’intero centrodestra prima di gettarsi a corpo morto nella riproposizione tal quale di una coalizione che negli ultimi tempi ha evidenziato più di un limite e ancor più contraddizioni, come dimostra la dinamica stessa della crisi, aperta e chiusa senza che emergesse alcuna linea comune nell’analisi che l’ha provocata né nelle soluzioni per risolverla: Giorgia Meloni ha puntato sulle elezioni senza subordinate, Salvini ha invocato un giorno le urne e un altro il perdono di Di Maio mentre Berlusconi ha infilato volentieri il dito nella piaga rimarcando le «ingenuità sovraniste».

Sfiduciare il governo si è rivelato un autogol

Altro che compattezza. Ora, però, la fine traumatica del primo governo sovran-populista esige invece un deciso cambio di passo. Siamo ormai in una fase diversa. Il governo che nasce sulle macerie di quello precedente è fondato sulla paura del voto e sulla consapevolezza di essere minoranza. La prima ha in grembo una legge elettorale proporzionale per eliminare le coalizioni, e quindi il centrodestra, dalla competizione; la seconda può partorire una piccola Yalta, con il Pd a corteggiare il Nord largheggiando in autonomia regionale e con il M5S a fungere da elemosiniere del Sud attraverso un ricorso ancor più massiccio a misure assistenzialistiche. Un mostro a due teste che rischia davvero di inabissare l’Italia. Potrà perfino riuscirci se il centrodestra rinuncerà ancora a fare politica per continuare a specchiarsi a colpi di tweet nella pancia della gente. 

Commenti

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  • Cecconi 29 Agosto 2019

    Chiarini,

    su Salvini il mio pensiero è più che critico da sempre. Quindi non mi si può accusare di partigianeria.

    Continuo tuttavia a dover prendere nota ancora una volta che a voi di FI non riesce a entrare in testa il seguente semplicissimo concetto, basterebbe soltanto leggere i vari spropositi dichiarati da alcuni esponenti che francamente fanno cadere le braccia:

    In una coalizione non esiste chi comanda e chi obbedisce, esistono soltanto dei “primus inter pares” e prima ve lo ficcherete in testa meglio sarà per tutti.
    Ma anche in un solo partito dovrebbe essere la medesima cosa.

    Capisco che per voi è difficile da digerire, ma digeritelo immediatamente anche con qualche pasticca.

    Comandare e dirigere hanno significati proprio diversi ma più di qualcuno evidentemente non lo ha ancora compreso e questo qualcuno attualmente sono in due.

    La voglio aiutare. Nella coalizione l’unica persona che lo ha ben compreso è la Signora Meloni.

    Ora tragga le dovute conclusioni.

  • carlo cocconcelli 29 Agosto 2019

    Non solo la leadership di Salvini ne esce ammaccata, ma quella di tutta la destra, che non ha capito che il suicidio politico di Salvini l’avrebbe inevitabilmete coinvolta e non ha fatto nulla per fermarlo, continuando a spingerlo alle dimissioni, nonostante dalla sua permanenza al governo ne traesse benefici, adottando nei fatti una sorta di appoggio esterno. Possibile che nessuno abbia intuito che le cose avrebbero anche potuto portare alla riesumazione della sinistra? Per ora non c’è altro da fare che constatare la sconfitta e sperare negli errori degli altri: manifestare in piazza, alla destra non servirà ad altro che ad enfatizzare i propri errori e a dare sfogo ad uno sterile senso di frustrazione e di impotenza.

  • Ignazio 29 Agosto 2019

    Ammaccato è Berlusconi che cerca voti. Salvini rimane grande ed è quello che lottando contro tutti, ha fatto di più di tutti in questo breve periodo. E’ sempre stato comodo criticare, anche se garbatamente, chi non è più al comando.