La Corte dei Conti condanna Calatrava. Rampelli: «Bene, ma la cifra è ridicola»

13 Ago 2019 16:56 - di Aldo Garcon

L’architetto catalano Santiago Calatrava è stato condannato dalla Corte dei conti di Venezia, in appello dopo l’assoluzione in primo grado, a pagare 78mila euro per danno erariale nella realizzazione del Ponte della Costituzione: il discusso quarto ponte sul Canal Grande a Venezia. La multa – nell’ambito della realizzazione di un’opera costata 11 milioni e 600mila euro di fronte ai 7 milioni previsti, riguarda una “macroscopica negligenza” – scrivono i giudici contabili nella sentenza – perché l’architetto viene ritenuto responsabile di un aggravio di costi legati alla sottostimazione delle dimensioni di alcuni tubi ma anche dei tempi di usura dei gradini, in parte in vetro. Quest’ultimi dovevano durare almeno 20 anni, ma da subito si è dovuto ricorrere a costose sostituzioni e rattoppi che continuano ancor oggi. Nella sentenza, si legge anche che la negligenza è «tanto più grave e meritevole di essere stigmatizzato in quanto proveniente da uno stimato professionista».

Calatrava condannato, Rampelli: troppi sprechi

«Da architetto prima ancora che da politico “esulto” per la condanna dell’archistar Calatrava da parte della Corte dei Conti _ dice fabio Rampelli, capogruppo di FdI alla Camera – La sentenza del tribunale dà l’estrema unzione a una pratica per lungo tempo utilizzata dai sindaci, soprattutto del Pd, che in fatto di architettura e urbanistica si sono dimostrati di un’ignoranza crassa e hanno contributo a gettare nel degrado le nostre città». La logica, spiega Rampelli, «è stata quella terribilmente provinciale di farsi facile pubblicità distribuendo incarichi in modo superficiale e senza concorsi ad archistar internazionali. Ne sono usciti fuori veri e propri orrori, progetti standard fatti con il ciclostile e riadattati tecnicamente ai siti dove erano destinati, tutti uguali e totalmente irrispettosi dei caratteri stilistici dei luoghi. Invasioni di pareti bianche, orge di travi d’acciaio, profluvi di vetrate in spregio alla bio architettura. Pessimi ma significativi esempi sono la Teca di Meier, la Nuvola di Fuffas, la Vela di Calatrava (un’incompiuta voluta da Veltroni e costata centinaia di milioni di euro) a Roma cui si aggiunge il terribile anonimo ponte a Venezia e tante altre duplicazioni di progetti esistenti nel mondo, tra stazioni ferroviarie e viadotti. Il tutto condito con errori marchiani e lievitazione dei costi. Sprechi e sfregi – conclude – che dovrebbero costare molto di più alle tasche delle archistar di quanto abbia determinato la Corte dei conti per Calatrava e che mi auguro comunque definisca la fine dell’epoca degli incarichi facili e scenografici».

 

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