Il Pd ribalta la frittata: «L’unico vero ambizioso e poltronista è Di Maio»
Dalla guerra per le poltrone alla guerra delle poltrone. E se la prima in politica è un male necessario, la seconda è un inedito assoluto. Mai prima d’ora, infatti, s’era visto interrompere un accordo di governo lanciandosi vicendevolmente l’accusa di poltronismo. Esattamente quel che stanno facendo, ad un passo del traguardo, Zingaretti e Di Maio. «L’accordo di governo – denunciano fonti del Pd – rischia di saltare per le ambizioni personali di Luigi Di Maio che vuole fare il ministro dell’Interno e il vicepremier. Su questo non sente ragioni e va avanti a colpi di di ultimatum». Niente male per due partiti che devono mettersi insieme per tagliare il numero dei parlamentari, rilanciare l’economia, abbassare le tasse e nello stesso momento bloccare l’aumento dell’Iva. Poco prima erano stati i grillini ad accusare i piddini del “mal di poltrona“. Certo, accadeva anche in passato e solo le anime belle e i Cinquestelle old style fingevano (e fingono) di non sapere che una trattativa politica è anche uno duro scontro di potere e quindi di poltrone. Ma prima si aveva la decenza di ammantare il tutto dietro documenti prolissi e incomprensibili, preamboli, note aggiuntive e documenti congressuali.
Il Pd atterrito dalla voglia di poltrone dei grillini
Oggi che invece la politica si è fatta persona come fa Di Maio a tornare a Pomigliano e spiegare che non è più nemmeno vicepremier quando Salvini voleva farlo addirittura premier? Ecco allora che ogni posizione si fa trincea, ogni partita diventa finale e ogni torrente assurge a Piave. Mentre da tanta improvvisazione e approssimazione quelli del Pd rischiano rischiano seriamente di restare schiantati. Pensavano di aver ceduto l’incedibile sul Conte-bis. Invece il bis lo pretende pure Di Maio, che evidentemente si ritiene l’unico politico per il quale la poltrona è solo una poltrona e non, come per tutti gli altri, l’odioso simbolo del potere e del privilegio. Lui è l’unico a poterla occupare e tutti gli altri devono sloggiare. Se davvero lo pensa, forse è il caso di accomodarlo su un seggiolone.