I compagni si accapigliano: Rizzo contro quelli del Manifesto. “Radicaloidi che stanno con Trump”
Questa crisi di governo sta creando lacerazioni e scontri nei partiti e fuori. In subbuglio la base pentastellata ma ancora di più tutta l’area che gravita attorno al Pd e alla sinistra.
Lì si stanno consumando veri e propri drammi esistenziali e spaccature che fanno rumore. Le dimissioni di Carlo Calenda potrebbero rappresentare solo la punta dell’iceberg anche perché nel Pd resta del tutto irrisolta la questione delle correnti interne in perenne lotta tra loro. Ma anche i giornali di riferimento della sinistra sono in sofferenza. Il manifesto per esempio è costretto a fare il tifo per il governicchio del ribaltone perché, come ha spiegato la dirttrice Norma Rangeri, contro una destra “orrenda” tutto è lecito. In pratica è una santa alleanza contro Salvini e la destra. E siccome Parigi val bene una messa…
Una posizione che non è stata digerita da Marco Rizzo, uno degli ultimi comunisti rimasti su piazza, che scrive su Twitter: “Il Manifesto. Ma perchè questi radicaloidi non levano dalla testata l’aggettivo ‘comunista’? Nati antisovietici, quando Rifondazione partì tifavano Pds, la appoggiarono solo quando arrivò Bertinights, sempre eclettici. Ora, non a caso, sono per Conte con la UE, il FMI, Trump, Pd e M5S”. A Rizzo si deve l’efficace definizione di “sinistra fucsia”, ostile ai lavoratori e tutta intenta a rilanciare i post di Roberto Saviano. Una sinistra non solo fucsia ma anche “arcobalenica”, che mette al primo posto i diritti del mondo Lgbt e dimentica quelli delle classi lavoratrici.