Giorgetti: “Al voto il 27 ottobre. Io ministro dell’Economia? So già dove intervenire”
«Noi pensiamo ancora che possa prevalere il buon senso. Che ci siano le condizioni per andare al voto entro il 27 ottobre». Così in un’intervista al quotidiano Repubblica, Giancarlo Giorgetti.
L’alternativa di Giorgetti: “Un governo che ci porti al voto in pochi mesi”
Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ed esponente della Lega, «Ci sono le condizioni per cui un governo si insedi anche un mese dopo, a fine novembre, e appronti una manovra, intanto per congelare l’Iva. Lo ha già fatto Gentiloni nel 2017. Poi serviranno misure politiche, concrete. E su quelle abbiamo già le idee chiare». «Sarebbe davvero singolare che si perda altro tempo. Non vogliono elezioni in autunno? A quel punto la cosa quasi inevitabile – sottolinea Giorgetti – è che si insedi un governo elettorale fino al voto e che presenti un bilancio a legislazione vigente, come si dice in gergo. E poi un decreto a fine anno con misure in vigore da gennaio: a cominciare dalla sterilizzazione dell’aumento dell’Iva, ovviamente. Purché a inizio anno si torni davanti agli elettori». «Premesso che spetta al capo dello Stato convocare le urne quando lo ritiene opportuno, gli altri – rileva Giorgetti – devono spiegarci perché non ha senso andare al voto subito dopo la riforma e invece sarebbe coerente approvare il taglio dei parlamentari e poi perpetrare la legislatura per altri quattro anni. Qualcosa non torna».
Giorgetti non ha paura dell’investitura di Salvini
Sull’incarico di Giorgetti alla guida del ministero dell’Economia auspicato da Salvini il sottosegretario ha le idee chiare: «Politiche friendly per le imprese. Rimuovere la burocrazia superflua, cambiare la giustizia fallimentare, puntare sugli investimenti, cambiare il codice degli appalti. Siamo pronti a cambiare il Paese. Gli altri non abbiano paura: si chiama democrazia».
Temo purtroppo che un governo PD 5S non Sara’s un’esperienza effimera, poiché tenuto insieme dal collante più potente del mondo: il potere. Va però anche detto che saranno uno ostaggio dell’altro, costretti a mediare mille e mille volte, ed è la sola speranza.