Genova ricorda le 43 vittime del crollo del Ponte Morandi a un anno dalla tragedia
A Genova è il giorno della cerimonia commemorativa per ricordare le 43 vittime del crollo del Ponte Morandi, il 14 agosto dello scorso anno. Nel capannone della nuova Pila 9 del viadotto Polcevera il Comune di Genova ha organizzato la cerimonia per ricordare la tragedia e manifestare il cordoglio e la solidarietà della città ai parenti delle vittime. Presenti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, rappresentanti del governo, delle istituzioni e dei familiari delle vittime. Anche se molti familiari non partecipano alla commemorazione istituzionale. Il capo dello Stato ha incontrato una delegazione dei parenti delle vittime.
La crisi di governo «non ostacolerà la ricostruzione. Ho avuto nei giorni scorsi la rassicurazione dal governo che ci sarà e che avremo il loro supporto e che sarà continuo», ha detto il sindaco di Genova e commissario alla ricostruzione, Marco Bucci, a margine della cerimonia. I lavori per la ricostruzione «procedono e sono convinto che a fine aprile ci sarà il nuovo ponte».
DELEGAZIONE ASPI LASCIA LA CERIMONIA – Alla cerimonia sono arrivati anche Fabio Cerchiai e Giovanni Castellucci, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Atlantia. Atlantia è la holding che controlla Autostrade per l’Italia, concessionaria del tratto autostradale su cui si trovava il ponte. Alcuni parenti delle vittime hanno chiesto al premier Conte che i vertici di Autostrade per l’Italia lasciassero la cerimonia. Il premier, a quanto si apprende, ha informato la delegazione guidata da Cerchiai e Castellucci. La delegazione ha preferito lasciare l’area per non creare problemi e per rispetto ai familiari delle vittime. I rappresentati di Aspi sono stati invitati alla cerimonia dal sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione, Marco Bucci. In una lettera aperta di Aspi, pubblicata su alcuni quotidiani nazionali e sui giornali liguri, si legge che «ad un anno dalla tragedia del Ponte Morandi, il Consiglio di Amministrazione di Autostrade per l’Italia, quello di Atlantia e i lavoratori di tutto il gruppo rinnovano il cordoglio e la compassione più sincera per le vittime del crollo e per il dolore dei loro familiari».
L’OMELIA DI BAGNASCO – La cerimonia di commemorazione è iniziata con la lettura dei nomi delle 43 vittime. In prima fila per la messa, officiata dall’arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, il presidente Mattarella, il premier Conte, i vicepremier Salvini e Di Maio, il sindaco Bucci, e il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Presenti anche i ministri Giovanni Tria, Alberto Bonisoli e Alfonso Bonafede.
«A distanza di un anno dal tragico crollo del ponte Morandi Genova è qui, e con noi prega per le vittime, angeli della Città. Li pensiamo nella luce, tra le braccia di Dio; e con gli occhi della fede li vediamo affacciarsi dalla finestra del cielo mentre pregano per i loro cari, per tutti noi: Genova non li dimenticherà mai», le parole pronunciate da Bagnasco nell’omelia. «Abbiamo incisi nel cuore quei giorni, quell’apocalisse che ci ha lasciati senza respiro, che ci ha fatti sentire svuotati, come se tutto – d’improvviso – fosse precipitato nel buio. Come in quei momenti di lutto, la Città rinnova il suo abbraccio ai familiari delle vittime: siamo consapevoli – ha aggiunto – che nessuno di noi può colmare il vuoto dei loro cari, ma umilmente e, con grande rispetto, vogliamo stringerci a loro perché non si sentano troppo soli. Anche le parole del Santo Padre Francesco ci fanno sentire il suo affetto e la sua vicinanza: di cuore lo ringraziamo».
«Abbiamo stampata nell’anima anche una luce che ha sfidato l’oscurità di quei momenti funesti – ha detto Bagnasco – una luce che man mano si è ingrandita, che si è fatta largo tra le macerie alla ricerca di vita: è la luce dei soccorritori sbucati da ogni dove, come se fossero miracolosamente pronti ad essere presenti e operativi. È stato solo dovere? No, è stato anche amore. Era la luce dell’amore che da quelle macerie è scaturita insieme all’immenso dolore». «E quell’amore – ha rilevato – si rivestiva di perizia, di speranza, di ostinato coraggio, di sacrificio, che è l’altro nome dell’amore. A tutti – dalle forze dell’ordine ai vigili del fuoco, dalle istituzioni pubbliche alle diverse organizzazioni, dal mondo delle professioni ai molti volontari – rinnoviamo gratitudine; essi hanno espresso l’anima di Genova, la sua forza di non piegarsi, di non arrendersi, la coriacea volontà di rinascere. E così è!».
«Nonostante gli interventi giunti, le difficoltà sono state pesanti – ha detto ancora l’arcivescovo di Genova – e i disagi diffusi per muoversi da una parte all’altra, per gli abitanti della zona, per non pochi lavoratori che qui avevano le loro attività: tutti hanno vissuto il distacco da un ambiente familiare e caro, hanno visto messo in crisi il loro lavoro. Ma su tutto ha aleggiato la speranza, il credere in un futuro non lontano, e che oggi cominciamo a vedere. La demolizione del rimanente troncone del ponte è stato come il definitivo distacco da un pezzo di storia, ma la Città è protesa al futuro, un futuro che, con onestà e determinazione, dobbiamo guardare insieme».