Direzione Pd, Zingaretti: “No al governo per la manovra. Confidiamo in Mattarella”

12 Ago 2019 13:06 - di Redazione

«Non è credibile l’ipotesi di un governo per fare la manovra economica e portare poi alle elezioni. Sarebbe un regalo a una destra pericolosa che tutti vogliono fermare». Nicola Zingaretti parla al Nazareno e chiude la porta all’ipotesi di un esecutivo istituzionale (Pd-M5s) caldeggiato in queste ore da Matteo Renzi. In vista delle riunioni dei capigruppo di Camera e Senato, il segretario del Pd incontrerà alle 14 il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci e il deputato dem Enrico Borghi in rappresentanza del capogruppo a Montecitorio, Graziano Delrio, ufficialmente impegnato fuori Roma. Di fatto, vicino alle posizioni di Renzi.

Renzi e Zingaretti: le posizioni contrapposte

Matteo Renzi ha preso posizione in maniera chiara. Bolla l’ipotesi del voto come “una follia”. L’idea dell’ex premier è quella di un governo dai lui ribattezzato “no tax”. Le priorità sono in primis evitare l’aumento dell’Iva e terminare l’iter della legge sul taglio dei parlamentari per sottoporla poi agli italiani tramite un referendum. Solo dopo aver messo «conti e istituzioni in ordine» si potrà andare alle urne dove, assicura, «noi e il M5S saremo da due parti diverse». Ma il segretario del partito Nicola Zingaretti la pensa invece in maniera diametralmente opposta. Per lui la strada da percorrere è una soltanto: quella che porta alle urne. «All’accordicchio Pd-M5S con franchezza dico no. Regalerebbe a Salvini uno spazio immenso», taglia corto Zingaretti.

Se decide la Direzione vince Zingaretti, se decidono i parlamentari passa la linea Renzi

Attorno alle due posizioni si stanno orientando le correnti dem. La linea ufficiale di Zingaretti è legata alle decisioni del presidente della Repubblica. In pratica, lascia margini per un governo, qualora Mattarella dovesse trovarli. Nel Pd aprono all’ipotesi Renzi Dario Franceschini, Delrio, Matteo Orfini ma anche fedelissimi di Zingaretti come Roberto Morassut, che apre a un «governo istituzionale vero di risanamento e riforme non a tempo». Una formula cui potrebbe aprire anche il segretario Pd, che dice invece no a un governo di scopo. L’unica certezza è che il Pd è spaccato. «Ci aspettano prove difficili. Quando il gioco si fa duro i duri smettono di litigare», dice Paolo Gentiloni parafrasando I Blues Brothers. Ma al Nazareno, al posto delle canzoni di Aretha Franklin sembra di sentire l’orchestra del Titanic. Anche quale organo del Pd debba decidere diventa motivo di scontro ed è un fattore decisivo. In Direzione la maggioranza è di Zingaretti, nei gruppi parlamentari i numeri li ha invece Renzi. La battaglia si gioca anche su queste manovre procedurali. Ed è tutta da decidere.

 

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