Di Maio e Zingaretti chiusi in una stanza per l’aperitivo. E giocano a farsi male
Di Maio e Zingaretti hanno tentato di stringere il patto dell’aperitivo. Si sono incontrati in campo neutro, in un appartamento privato. E lì hanno appunto gustato un aperitivo tra punti programmatici distinti e distanti, nomi per le poltrone altrettanto distinti e distanti, sguardi sospettosi. Il nodo più difficile da sciogliere resta quello del presidente del Consiglio. Di Maio ha proposto un Conte bis, ma il leader dem ha ribadito la necessità di un governo di svolta. Non per una questione personale, ma per rimarcare una necessaria discontinuità.
Il premier dimissionario è il nome da cui, a quanto si apprende, il M5S intende ripartire in vista di un eventuale, nuovo esecutivo. Conte è quindi diventato il pomo della discordia. La trattativa continua ma è appesa un filo. Quantomeno uno stallo. Di Maio avrebbe riportato sul tavolo veti che, in qualche modo, sembravano essere meno stringenti. Un irrigidimento delle posizioni che tuttavia non certifica la fine del dialogo.
La nota diffusa da fonti dem al termine del colloquio tra Di Maio e Zingaretti si chiude appunto con la conferma che il confronto continuerà. In un clima però che trova i dem non compatti sul no al Conte bis. L’area renziana non è pregiudizialmente contraria al ritorno del premier uscente a Palazzo Chigi. La posta in gioco è alta. Ognuno vuole uscirne vincitore pensando che l’altro abbia l’acqua alla gola.
Poco prima del “patto dell’aperitivo” Di Maio aveva dato l’aut aut: «Per noi contano i temi e le proposte, nonle poltrone. In sintesi: o il Pd fa come diciamo noi oppure salta tutto, il ragionamento che il capo politico del M5S ha condiviso con gli uomini a lui più vicini, raccontano autorevoli fonti all’Adnkronos. Lo stesso atteggiamento di Zingaretti, che aveva garantito ai suoi: o accettano le nostre condizioni o niente. Ma le poltrone continuano ad essere il collante.