Clima da guerra civile a sinistra. Contro Salvini e la Meloni si torna a parlare di “resistenza”

9 Ago 2019 14:40 - di Lucio Meo

La resistenza, come negli anni della guerra civile a cavallo tra il ’43 e il ’44, torna a caratterizzare la grammatica politica della sinistra italiana all’indomani dell’apertura della crisi di governo e del profilarsi di nuove elezioni in autunno. Presa alla sprovvista dalla svolta politica, senza progetti e senza leader spendibili sul mercato della politica, neanche con il malridotto Pd, la sinistra e il suo universo di piccole sigle senza voti si prepara a fare le barricate, anche a parole, per cercare di contrastare l’avvento di una maggioranza di centrodestra con Salvini e Meloni. «L’esperienza fallimentare del governo gialloverde è finalmente arrivata al capolinea. Abbiamo assistito a un governo che ha tenuto fermo il Paese sul piano economico e sociale, senza alcuna svolta sul terreno degli investimenti, del lavoro, del potere d’acquisto dei ceti più deboli», scrive il segretario di Articolo uno, Roberto Speranza, in una lettera aperta al segretario del Pd, Nicola Zingaretti e a quelli del centrosinistra.
I termini usati da Speranza sembrano usciti da un polveroso libro di storia e hanno lo scopo di coinvolgere emotivamente la comunità dispersa, in nome dell’antifascismo, come sempre. «La cinica spregiudicatezza di Salvini – dice Speranza – si è palesata in tutta evidenza nelle ultime ore in cui ha deciso di anteporre i suoi interessi di parte a qualsiasi interesse della nazione, spingendo il Paese verso l’inedita avventura delle elezioni politiche durante la sessione di bilancio. È la vecchia idea dell’uomo forte che pensa di prendersi tutto contro cui è doveroso organizzare una nuova resistenza». Per Speranza la sfida è ”evitare che la peggiore destra che si sia mai vista in Italia, alleata in Europa con Orban e con la Le Pen, possa prendere il sopravvento nel nostro Paese».
La solita retorica partigiana che cerca di scuotere un elettorato ormai stufo di gente rivolta con lo sguardo al passato, anche nelle formule politiche da utilizzare con persone che avrebbero bisogno di progetti, idee e leader, più che di facili e datati slogan ad effetto.

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