C’è Conte e Conte. E quello buono sta all’Inter, non a Palazzo Chigi
C’è Conte e Conte. E quello buono, purtroppo, non sta a Palazzo Chigi. Sta all’Inter. A Palazzo Chigi ci sta il trasformista azzimato di Foggia, già per un anno buono avvocato di quel popolo vessato dalle assurde regole dell’Ue che, con una semplice piroetta, si trasforma nel sostenitore più affidabile proprio di quell’Unione europea che dell’Italia se ne impipa bellamente. Sulla panchina nerazzurra siede, invece, l’allenatore imparruccato di Lecce in possesso di tale e tanta verve e di tale e tanto carisma da riuscire a trasformare in poche settimane un insieme di giocatori di buon livello in una vera, compatta, squadra di calcio. Il primo, Giuseppe Conte appunto, sta cercando in ogni modo di restare incollato alla poltrona che così gentilmente gli hanno messo a disposizione quei ragazzotti senz’arte né parte che al grido di “Vaffa” avevano promesso aria nuova e pulita nella politica e che, invece, rimediato un superstipendio, puzzano già di rancido. Il secondo, Antonio Conte, sta riuscendo ad immettere nella mentalità dei calciatori interisti, e della stessa società, quelle dosi di attaccamento alla maglia e di senso del dovere assolutamente necessari se si vuol agguantare, prima o poi, quella Juventus che fu per l’appunto la sua prima e riuscitissima panchina vincente.Non sappiamo come finirà la telenovela politica, se il governo del ribaltone si farà e se partirà. Né sappiamo se i nerazzurri riusciranno a sanare già quest’anno il gap coi bianconeri e a vincere lo scudetto. Quel che sappiamo è che Antonio da Lecce è sicuramente migliore di Giuseppe da Foggia. E il campanilismo non c’entra.