Carabiniere ucciso: Elder fa la “povera vittima”. E la famiglia lo «rivuole a casa»

5 Ago 2019 11:09 - di Paolo Sturaro

Fa la vittima, il ragazzo americano che ha ucciso il carabiniere a Roma. Undici coltellate, ma lui dice che in quei momenti aveva paura. Pensava che Cerciello volesse strangolarlo. Credeva di essere oggetto di un’aggressione. Lo riferiscono i suoi legali. Elder non ha ribadito la confessione al Gip. «Stiamo conducendo una serie di accertamenti. Va stabilita con esattezza la dinamica di quanto è accaduto quella notte sul luogo dell’omicidio. E non è escluso che, al di là delle persone direttamente coinvolte, possano esserci dei testimoni. E che si possa chiarire la vicenda», ha detto Roberto Capra, legale di Elder. «Ci auguriamo che la Procura riesca ad acquisire tutte le immagini della videosorveglianza in strada, affinché venga fatta piena luce sul caso».

La famiglia di Elder dice che la verità «verrà fuori»

Non solo. La famiglia da San Francisco ha fatto sapere di volere che «la verità venga fuori e nostro figlio torni presto a casa». «Abbiamo l’impressione che l’opinione pubblica abbia avuto un resoconto incompleto della verità degli eventi», ha aggiunto l’avvocato Craig Peters. «Continuiamo ad avere questa famiglia nei nostri pensieri e preghiamo per loro in questo difficile momento». Il comunicato è stato emesso dopo la visita del padre di Finnegan Elder, Ethan, a Roma, dove ha fatto visita al figlio 19enne in carcere. Gli investigatori hanno riferito che il giovane ha confessato l’accoltellamento avvenuto durante una rissa. Secondo quanto risulta da documenti del tribunale, Elder ha detto di aver creduto che uno «strano uomo» volesse strangolarlo. E di non sapere che Cerciello fosse un poliziotto in borghese.

Le indagini a ritmo serrato

Proseguono le indagini. Potrebbe esserci un’altra telecamera ad avere ripreso il passaggio di Finnegan Lee Elder e Christian Hjorth Natale prima dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. È l’occhio elettronico di una vineria che si trova in via Gioacchino Belli, davanti al portone dell’Hotel Le Meridien. Perché è proprio in via Gioacchino Belli, dove i ragazzi abbandonano lo zaino in una fioriera, che si svolge forse un pezzo della storia, è lì che viene dato l’appuntamento telefonico e nella stessa strada che i carabinieri parcheggiano, forse attirati appositamente in un luogo diverso.

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