Un mercoledì da leoni: Conte e Salvini si preparano allo scontro in Senato
La data che hanno cerchiato in rosso i soliti beni informati è quella di mercoledì 24 luglio. Sarà quello – sostengono – il giorno più lungo del governo gialloverde e non il successivo, quello del Consiglio dei ministri convocato da Conte sullo spinosissimo tema dell’autonomia dalle regioni del Nord. E non hanno torto. Mercoledì è il giorno del dibattito al Senato sui presunti rubli passati – secondo i boatos – da mani benedette da Putin in persona in quelle di faccendieri vicini a Salvini in cambio di una politica italiana meno ostile verso il Cremlino. Vero o falso lo deciderà la magistratura milanese che sulla vicenda ha indagato per corruzione internazionale il leghista Gianluca Savoini, presidente dell’associazione Lombardia-Russia.
Il vicepremier: «Io mai a Palazzo Chigi senza voto»
La questione è solo politica. Il dibattito l’ha voluto soprattutto il Pd per stanare Salvini, infliggergli una gogna senza eguali per poi vedere l’effetto che fa in casa dei 5Stelle. Il leader leghista ha fatto un paio di giri di valzer dicendo prima “no”, poi “si, ma”, quindi “forse”, fino a quando non ci ha pensato Conte a trarlo d’impaccio alzando perfidamente il ditino per proporsi lui in vece del suo vice. Proposta accettata. Passa un minuto e Salvini fa sapere che quel giorno al Senato parlerà anche lui. E non dai banchi del governo, ma da quelli della Lega. Una scossa su un governo già terremotato: che dirà? Meglio: chi dirà cosa. Conte si limiterà ad una scarna informativa su una vicenda di cui ignora tutto o coglierà l’occasione per spezzare in Parlamento i fili che lo tengono legato a Di Maio e allo stesso Salvini? E quest’ultimo parlerà solo di rubli e dell’«amico Savoini» o approfitterà dell’occasione per regolare i conti con Conte, Di Maio e i Cinquestelle?
Conte coccolato dall’establishment
Probabile che il premier, sempre più al centro di trame romane avallate da Repubblica e Corriere della Sera che ne vorrebbero fare un Mario Monti con la pochette al posto del loden, lanci un segnale di disponibilità in tal senso. Così com’è probabile che Salvini, trattenuto dal formalizzare una crisi di governo sempre più evidente da motivi noti solo a lui e che ha smentito con forza l’ipotesi una sua ascesa a Palazzo Chigi senza passare per le urne, finisca per accentuare questa suo “vorrei ma non posso”. Sia come sia, hanno ragione i beni informati: la prova-finestra sul futuro del governo è mercoledì.