Ue, Lega e 5Stelle rischiano di restare a mani vuote. Il “no” di Giorgetti mette in crisi Salvini
La partita europea del governo finisce male. I partiti di Palazzo Chigi tornano dalle trattative di Bruxelles con le mani vuote, nell’incastro tra il premier Conte, i desiderata del Colle, e gli sgametti del tandem franco-tedesco la LegaLega e Cinque Stelle la Lega di Salvini non riesce a tracciare la rotta. Lo spiega bene Verderami sul Corriere della Sera: «Erano partiti per vincere la Champions e sono invece usciti ai preliminari. E non c’è dubbio che il risultato più pesante l’abbia subito il Carroccio, ma è il governo nel suo complesso che esce sconfitto dal primo turno di nomine in Europa». A certificare la sconfitta, sincero e sornione, è stato lo stesso Giancarlo Giorgetti, salviniano non più di ferro, che con il suo rifiuto ha messo in crisi il Capitano.
Giorgetti ammette la sconfitta
«L’ha fatto per attaccare Conte senza curarsi se, con il suo affondo, stava colpendo anche Salvini – si legge sul Corriere – così il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha voluto chiamarsi definitivamente fuori dai giochi per Bruxelles, da una logica di calciomercato che non aveva gradito fin da quando il suo nome era finito nel frullatore del toto-commissario. Già dal principio la prospettiva non lo appassionava: non lo convinceva il ruolo che potrebbe ridursi a un incarico svuotato di deleghe»; temeva il rischio di «rapporti difficili con chi sarà presidente della Commissione». Il problema adesso è evitare che la sconfitta si trasformi in una disfatta, «perché la mossa di Conte, l’idea di affidare al ministro dell’Interno la scelta del commissario italiano, è insieme un’assicurazione sulla vita del suo governo e un modo per scaricare sul leader del Carroccio la responsabilità di un eventuale passo falso. Al bivio, Salvini deve optare tra un rappresentante di partito (come i ministri Centinaio e Fontana) o una figura esterna. Nel primo caso si avverte nella Lega la tensione di chi scommette che l’Europarlamento brucerà i nostri nomi a prescindere, per ragioni ideologiche, per dare una lezione ai sovranisti».
Ora Salvini è al bivio
Per Salvini sarebbe un colpo durissimo. Ma anche l’altra strada non convince visto che i nomi di Frattini, Massolo, Siniscalco e Tremonti, «tutti profili con esperienze istituzionali e di governo, dovrebbero fare i conti con il “diritto di veto” di cui dispongono i grillini. La scelta di un tecnico come Moavero (o addirittura Tria), invece, aprirebbe la disputa sulla Farnesina, innescherebbe le dinamiche del rimpasto e di un Conte-bis, e arriverebbe comunque dopo aver risolto le obiezioni di chi nel Carroccio vede nel gioco la lunga mano del Quirinale. Ogni soluzione porta con sé una controindicazione». La soluzione – conclude il Corriere – arriverà ad agosto, quando i governi dovranno indicare il nome del commissario, ma non scioglierà l’interrogativo sull’incarico. È vero che Conte sostiene di aver ricevuto «garanzie» per la delega alla Concorrenza, ma è altrettanto vero che Salvini avrebbe altre preferenze (l’agricoltura o industria). Il muro di Conte al nome di Bagnai riflette e anticipa le valutazioni del Colle. Salvini proporrà per quel dicastero l’attuale responsabile alla Famiglia, Fontana. Resterebbero da discutere le deleghe lasciate in eredità da Savona». Stavolta Salvini è in seria difficoltà.