Strage di migranti in Libia: bombardato il centro di detenzione. Sotto accusa le forze di Haftar
Sono almeno 40 le persone rimaste uccise nel bombardamento aereo che ha colpito un centro di detenzione di migranti alla periferia orientale di Tripoli, in Libia. La maggior parte delle vittime sono migranti africani, riportano le fonti locali secondo le quali, nel bombardamento, sono rimaste ferite altre 80 persone. Secondo un testimone nell’hangar dove erano detenuti i migranti si trovavano circa 120 persone e si teme che il bilancio dei morti sia destinato a salire. Il governo di unità nazionale del primo ministro Fayez al Serraj ha accusato le forze Lna del generale Khalifa Haftar del raid aereo su Tajoura. In una dichiarazione ha parlato di attacco “premeditato” e “preciso” e denunciato “il crimine odioso”. L’autoproclamato Esercito nazionale libico del generale ha però negato la responsabilità del bombardamento, riferisce al-Jazeera dopo l’accusa di al-Serraj. Intanto l’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati, si è detta ”estremamente preoccupata” per il raid ”e per il numero di rifugiati e migranti uccisi” ha scritto l’Agenzia su Twitter. “I civili non devono mai essere un obiettivo”. Sul raid è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi: “Occorre garantire, immediatamente, misure di seria protezione per i civili e in particolare, trasferire i migranti che si trovano nelle strutture di raccolta in luoghi al sicuro dai combattimenti e sotto la tutela delle Nazioni Unite”.