Stavolta don Ciotti l’ha detta giusta: «Basta riempirsi la bocca con la parola “legalità”»

13 Lug 2019 15:10 - di Carmone Crocco

“Va abolita la parola ‘antimafia’. Non va fatto della legalità un idolo, una bandiera da tirare fuori alla bisogna. Bisogna sempre ricordarsi che il fine ultimo è la giustizia”: stavolta don Luigi Ciotti, fondatore di Libera l’ha detta giusta. La retorica della legalità è infatti servita solo a promuovere carriere politiche (vedi i 5 Stelle) e giornalistiche (vedi  Travaglio). Dialogando  Castrofilippo (Agrigento) con il giornalista Felice Cavallaro, Ciotti ha sottolineato che “nel nostro Paese la parola legalità è diventata un idolo. Invece non è un valore in sé, non è il fine, perché l’obiettivo è la giustizia. La legalità resta uno strumento, il mezzo per raggiungere quell’obiettivo”. “In tutti questi anni che ci siamo riempiti la bocca di legalità -ha proseguito don Ciotti- sono cresciute l’illegalità e la corruzione nel nostro Paese. Qualcosa allora non funziona, perché abbiamo visto usare quella parola in primis da parte di quelli che la calpestano. Lotta alla mafia vuol dire lavoro, politiche per i giovani, servizi per le persone, giustizia sociale. Oggi molti hanno scelto una legalità malleabile e sostenibile: se mi conviene rispetto le regole, altrimenti so come fare per aggirarle”. Ciotti ha poi difeso Libera, che è stata “bersagliata da fango”. “Libera non è perfetta, ma è pulita e trasparente -ha concluso-. Tutte le cause per diffamazione le abbiamo vinte, ma uno non vorrebbe che in questo Paese si giocasse per destabilizzare”.

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