Sopraffazione, controllo e intimidazione delle allieve: arrestato l’ex magistrato Bellomo

9 Lug 2019 11:54 - di Redazione

I carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Bari hanno eseguito una misura cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip del tribunale del capoluogo pugliese, nei confronti di Francesco Bellomo, ex magistrato del Consiglio di Stato, docente e direttore scientifico dei corsi post-universitari per la preparazione al concorso in magistratura. Tra le accuse contestate quella di maltrattamenti nei confronti di numerose allieve del corso. Bellomo è accusato anche di calunnia nei confronti dell’attuale presidente del Consiglio Giuseppe Conte, all’epoca dei fatti vicepresidente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa e di Concetta Plantamura, componente dello stesso organismo. Con un atto di citazione, Bellomo chiedeva al Tribunale di Bari di condannarli al risarcimento dei danni, accusando falsamente gli stessi, secondo gli inquirenti, di esercitare in modo strumentale (e illegale) il potere disciplinare e di aver deliberatamente e sistematicamente svolto un’attività di oppressione mossi da un palese intento persecutorio.

Arrestato l’ex magistrato del Consiglio di Stato, Francesco Bellomo

Ma, soprattutto, nel mirino accusatorio che ha inchiodato l’ex magistrato sono finiti soprattutto i comportamenti sistematici di sopraffazione, controllo, denigrazione e intimidazione esercitati sulle allieve. È quanto contesta il gip del tribunale di Bari a Francesco Bellomo che, secondo gli inquirenti, avrebbe instaurato con le borsiste rapporti confidenziali e, in alcuni casi, sentimentali. Nell’ambito di questo tipo di rapporti, «facendo leva sul rispetto degli obblighi assunti, si sarebbe reso responsabile nei loro confronti di comportamenti sistematici di sopraffazione, controllo, denigrazione ed intimidazione offendendone in tal modo il decoro e la dignità personale, limitandone la libertà di autodeterminazione e riducendole in uno stato di prostrazione e soggezione psicologica».

Accusato di sopraffazione, denigrazione ed intimidazione delle allieve

Di più: secondo gli inquirenti, abusando dell’autorità che gli derivava dal ruolo di docente svolto nei corsi e dell’autorevolezza e del prestigio della sua funzione di magistrato amministrativo del Consiglio di Stato, e utilizzando l’artificio delle borse di studio offerte dalla società per selezionare ed avvicinare le allieve nei confronti delle quali nutriva interesse (anche al fine di esercitare su di loro un potere di controllo personale e sessuale), avrebbe imposto una serie di obblighi e di divieti, tra cui l’obbligo di fedeltà nei confronti del direttore scientifico, il divieto di avviare o mantenere relazioni intime con persone che non raggiungessero un determinato punteggio attribuito secondo l’insindacabile giudizio dello stesso Bellomo.

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