Siri, Di Maio trema: «Ho chiesto ai giudici di fare chiarezza, di Salvini mi fido»

23 Lug 2019 13:08 - di Stefania Campitelli

Un passo avanti e uno indietro. Dopo aver “massacrato” Matteo Salvini su caso Siri, utilizzato come una mannaia per indebolire una Lega in crescita costante di consensi, Luigi Di Maio frena: «Credo che questi temi richiedano il massimo della chiarezza e questo ho chiesto alla magistratura, per il resto io non ho ragione di dubitare di Salvini, noi lavoriamo bene insieme in questo governo». Il vicepremier grillino, a margine del festival di Giffoni, commenta così gli aggiornamenti sulle intercettazioni emerse nell’ambito dell’indagine che coinvolge, oltre a Siri, anche l’imprenditore Paolo Arata. Preoccupato che le vicende giudiziarie mettano in crisi la tenuta del governo, Di Maio, che teme le urne come la peste, guarda al dopo estate: «A settembre – h dobbiamo portare a casa il taglio definitivo di 345 poltrone di parlamentari della Repubblica, che diventerebbe una riforma storica che nessuno è mai riuscito ad approvare: parlamentari che approvano l’abolizione di sé stessi. E una grande riforma che spaventa in molti, e quei molti stanno provando a buttarci giù come governo».

Di Maio frena: il caso Siri è grave ma Matteo non c’entra

Insomma dopo aver rischiato la crisi, ora Di Maio gioca la vecchia carta del complotto contro “il nuovo che avanza ”e scrive un lungo post su Facebook che trasuda ottimismo: «Buongiorno, direzione Giffoni Film Festival e poi presentazione Ice per la prima volta nel Sud Italia, insieme a mio fratello Giuseppe. Svegliarsi con la famiglia e sorridere insieme alle persone che ti vogliono bene è straordinario. E in effetti un po’ di positività ci vuole, con tutte queste notizie che intossicano le giornate. Tipo questa storia di Arata che è inquietante. Diceva che siamo dei “rompic…”’ mentre parlava con la mafia. Un’altra medaglia al valore per il Movimento 5 Stelle. Badate bene, la legalità non è uno slogan, abbiamo un Paese corrotto da Nord a Sud, nessuno investe più da noi. Se da fuori ci vedono ancora come “spaghetti e mafia” è perché i partiti ancora si imbarcano questa gente». Sui social, a differenza delle dichiarazioni davanti ai cronisti. il vicepremier 5Stelle attacca indirettamente Salvini, responsabile di “imbarcarsi” i corrotti.

Le intercettazione di Arata sui politici

A scatenare un nuova bufera alcune intercettazioni che riportano alcuni colloqui di Arata con un imprenditore: «Un po’ i politici li conosciamo ma i politici sono come le banche, li devi usare! E ogni volta che li usi, paghi, basta! Non è che c’è l’amico politico, non c’è l’amicizia in politica». Così  Arata, indagato dalla Procura di Roma, in una intercettazione del settembre scorso.

Il Pd in trincea contro la Lega

Il Pd non si fa sfuggire la ghiotta occasione di attaccare la Lega. «Gli italiani hanno il diritto di sapere se davvero la mafia e persone ritenute vicine a boss mafiosi, come il re dell’eolico Vito Nicastri, abbiano avuto un ruolo nella scelta di ministri e viceministri del governo di Lega e M5S». Così il dem Carmelo Miceli. «Dalle intercettazioni pubblicate oggi sembra che Arata, socio occulto di Nicastri, abbia brigato in maniera forte per aiutare Siri a diventare vice ministro con delega proprio all’energia. Se Salvini continua a scappare dal pPrlamento e dai chiarimenti, la commissione Antimafia convochi Nicastri, che ha iniziato a collaborare, e faccia luce su questa oscura vicenda»

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