Si rifiutano di parlare i due americani accusati dell’omicidio di Cerciello

27 Lug 2019 18:53 - di Stefania Campitelli

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i due americani accusati dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello. Per risalire all’identità dei colpevoli dell’aggressione  e dell’accoltellamento del vicebrigadiere 35enne i carabinieri, stando alle ricostruzioni di LaPresse, hanno ascoltato un testimone chiave: Tamer, parcheggiatore abusivo di origini egiziane che ha raccontato la dinamica dell’accaduto. «Erano impasticcati e drogati, li ho visti fuggire», ha detto l’uomo riferendosi ai due studenti americani fermati dalla polizia.

Si avvalgono della facoltà di non rispondere

Si chiamano Christian Gabriel Natale Hjorth ed Elder Finnegan Lee fermati per omicidio volontario e tentata estorsione. Il provvedimento, che il gip oggi si riserva di confermare, è scattato dopo la confessione di uno dei due di aver affondato per almeno 8 volte la lama di un coltello nel corpo del carabiniere e dopo il ritrovamento del coltello sporco di sangue nel soffitto della stanza del lussuoso hotel dove i due americani alloggiavano. Durante l’interrogatorio di convalida del fermo davanti al gip, Finnegan Lee si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Per rispetto del militare, è meglio stare in silenzio”, ha detto fuori dal carcere di Regina Coeli il suo difensore, Francesco Codini.

Ora il gip deve decidere sul fermo

Intanto, a 24 ore dalla tragedia, la dinamica dell’aggressione è ancora avvolta da misteri alimentati da versioni contraddittorie e una certa confusione da parte dei media nella fretta di aggiornare le prime notizie. Secondo Repubblica tutto comincia dopo la mezzanotte quando i due americani sono a caccia di cocaina per sballarsi e cercano uno spacciatore. Si avvicinano a Sergio Brugiatelli (l’uomo a cui verrà rubato il borsello nero), in piazza Mastai, gli chiedono la droga. Lui non ne ha. Gli indica però il pusher da cui acquistarla al qiuale si rivolgono, comprano una dose per 100 euro e vanno via. Quando consumano la droga i due si accorgono che la bustina non contiene cocaina ma aspirina. Tornano in piazza, non trovano più lo spacciatore e se la prendono con Brugiatelli che, avendo dato un’informazione “sbagliata” dovrebbe, secondo i due statunitensi, restituire i 100 euro. Quindi gli prendono il borsello di pelle e fuggono via. «Con la minaccia di non restituire altrimenti quanto sottratto, contattati telefonicamente, formulavano una richiesta di una ricompensa di 100 euro», scrive poi il pm nel decreto di fermo. Lo spacciatore borseggiato,  quindi, avrebbe poi chiamato il 112 per comunicare che era stato scippato e che si era accordato con i due americani per la restituzione della borsa. A questo punto, all’orario stabilito, i due carabinieri in borghese si sono recati in via Pietro Cossa, quartiere Prati al centro di Roma, dove hanno intercettato i due ragazzi.  A via Cossa è scoppiata una violenta colluttazione durante la quale il vicebrigadiere Cerciello è stato colpito a morte con otto coltellate.

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