Sea Watch, il pm diventa buonista: non c’è prova del collegamento tra Ong e trafficanti

2 Lug 2019 14:04 - di Redazione

Fino a ieri sembrava l’epilogo della tormentata vicenda Sea Watch potesse volgere nella giusta direzione. La Procura, avevano annunciato i pm, verificherà se «i porti della Libia possono ritenersi sicuri o meno» e se «la zona Sar libica è efficacemente presidiata dalle autorità della guardia costiera libica», aveva sottolineato solo 24 ore fa il Procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio assicurando che tali verifiche sarebbero state effettuate nell’inchiesta separata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei confronti di Carola Rackete. «Andremo a verificare le concrete modalità del salvataggio cioè a dire se vi sono stati contatti tra i trafficanti di esseri umani e la Sea Watch, se il contatto è avvenuto in modo fortuito o ricercato – ha detto ancora Patronaggio –. Tutta una serie di elementi che servono a verificare se si è trattato di un’azione di salvataggio in mare oppure un’azione concertata». Sempre fermo restando che, secondo la Procura, l’impatto con la motovedetta della Gdf «è stato volontario».

Patronaggio: i porti libici «non sono sicuri», gli sbarchi delle Ong «insignificanti»…

Detto, fatto: e mentre dalla Procura viene valutata negativamente, «in maniera volontaria, la manovra effettuata con i motori laterali della Sea Watch che ha prodotto lo schiacciamento della motovedetta della Guardia di finanza verso la banchina. Questo atto è stato ritenuto, da noi, fatto con coscienza e volontà», tanto che, sempre i pm di Agrigento hanno chiesto «la convalida dell’arresto della giovane e il contestuale divieto di dimora nell’Agrigentino per i reati 1100 del codice della navigazione, cioè resistenza a nave da guerra, e l’articolo 337 del codice penale, cioè resistenza a pubblico ufficiale». tutto bene,m dunque? In parte verrebbe da dire: e infatti, dopo l’interrogatorio dei giorni scorsi, durato circa tre ore dal gip del Tribunale di Agrigento, ieri sera alla Capitana è stato comunicato che la Procura in un’udienza ha chiesto per lei la convalida dell’arresto e il divieto di dimora ad Agrigento, oggi apprendiamo che il vento sta cambiando…

«Mentre si agitava il caso della Sea Watch 3, in silenzio arrivavano oltre 200 migranti»

E allora, il pm di Agrigento audito dalle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera, prima dichiara che non c’è: «Nessuna necessità di urgenza, gli sbarchi effettuati dalle Ong sono insignificanti», sciorinando a sostegno dell’affermazione dati e numeri secondo cui, lo stesso Patronaggio, fa sapere che «nella provincia di Agrigento nel 2017 abbiamo avuto 231 sbarchi con l’arrivo di 11.159 immigrati, nel 2018 il dato è calato con 218 sbarchi e 3.900 immigrati, nel primo semestre del 2019 abbiamo soltanto 49 sbarchi e 1.084 immigrati». Poi, sempre in audizione nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia alla Camera, il procuratore aggiunge: «Di questi sbarchi, quelli riferiti ai salvataggi delle Ong sono una porzione assolutamente minore e per quanto riguarda quest’anno sono statisticamente insignificanti». Del resto, argomenta Patronaggio, audito dalle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera, ha emblematicamente aggiunto a questo punto del suo discorso che «mentre si agitava il caso della Sea Watch 3, negli stessi giorni in silenzio sono arrivati oltre 200 migranti con vari mezzi, salvataggi di Guardia di finanza e Guardia costiera o barchini»…

«Finora non abbiamo avuto una prova di collusione tra trafficanti e Ong»

Poi, il colpo viene assestato definitivamente con le dichiarazioni sui porti libici e sulle possibili collusioni tra trafficanti di esseri umani e Ong: sul primo, allora, Patronaggio avverte che «i porti libici non sono da considerare porti sicuri», aggiungendo a stretto giro che: «il nostro ufficio sta raccogliendo rapporti di Unhcr. Quando si parla di porti sicuri non si intende solo un porto dove un naufrago viene messo sulla terraferma ma un porto dove il migrante possa avere garantiti tutti i diritti». E in quell’area, ammonisce il Procuratore di Agrigento, «la zona Sar libica non appare presidiata dalla Guardia costiera libica». Quindi, la stoccata finale: eventuali commistioni illecite tra Ong, trafficanti e scafisti? «Finora non abbiamo avuto una prova di collusione – dichiara Patronaggio –. Questo non significa che non sia registrati contatti o che si registreranno in futuro», chiude con un colpo al cerchio e un colpo alla botte il magistrato. Ma la virata c’è stata: il vento dell’inchiesta sulla capitana sta già soffiando a favore di Carola?

 

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