«Savoini chi?». Tiziana Parenti all’attacco: «Il Pd non fa i conti con il suo passato»

13 Lug 2019 11:59 - di Redazione

«La Russia ha sempre pagato qualcuno. Grosse tangenti, soldi. E non solo al Pci». Tiziana Parenti, ex magistrato del pool Mani Pulite commenta sul Giornale la vicenda dei presunti finanziamenti russi alla Lega che avrebbe visto Gianluca Savoini, presidente dell’associazione Lombardia-Russia, trattare personalmente a Mosca con alcuni imprenditori petroliferi locali. E ricorda come «già negli anni Sessanta numerose cooperative facevano scambi culturali o import-export di facciata con l’Urss, tutti modi per giustificare in maniera lecita un finanziamento di un certo livello».

Titti la Rossa: «Greganti in confronto è un gigante»

Tiziana Parenti, più nota come Titti la Rossa, fu allontanata dal pool perché aveva osato indagare sul fiume di rubli che dall’Est finiva nelle casse del Pci. L sue indagini finirono in un binario morto nonostante le prove raccolte sul conto «Gabbietta» e Primo Greganti, il famoso «compagno G». Esordisce con un «Savoini? Savoini chi?». Ironizza l’ex magistrato, sottolineando come «Primo Greganti – tesoriere del Partito comunista – fosse  un gigante rispetto alle comparse come questo», dice Titti la rossa. Le proporzioni non reggono.

Savoini come Greganti? Non scherziamo

Poi aggiunge: «Bisogna leggere le carte, ovviamente. Ma se mi chiede se Savoini sarà il Greganti della situazione le dico di no. Certe cose non si fanno da estranei, non è che uno passa per caso e parla di tangenti con la Russia di Putin». E’ severa col Pd Titti la rossa. Chiede chiarezza, pensando a una commissione d’inchiesta, precisando: «Questo Pd non ha niente a che fare con il Pci di prima, anche se Zingaretti è certamente un uomo d’apparato. Ma se il Paese in balia degli ignoranti è perché il Pd ha un’eredità sulla quale non ha mai riflettuto seriamente. Abbiamo perso la memoria delle tangenti di una volta. Il finanziamento illecito ai partiti da parte di una potenza straniera, allora come oggi, è un fatto destabilizzante». «Galleggiamo su un enorme punto interrogativo. E questa è la condanna del Paese. O facciamo i conti seriamente con quel passato o finiamo nel nulla», conclude.

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