Salvini, «se c’è un rublo fuori posto sarò il primo ad arrabbiarmi»: l’inchiesta rincorre la pista dei soldi

13 Lug 2019 10:50 - di Redazione

«Mamma mia che vento! Speriamo che non arrivi dalla Russia, altrimenti partono altre cinque inchieste sulla Lega»: prova a stemperare la tensione e a buttare acqua sul fuoco delle polemiche, Matteo Salvini, che sulla sua pagina Facebook posta un selfie dalla spiaggia, corredato dall’ironica didascalia. Nel frattempo, l’inchiesta della procura milanese che vede al centro la Lega e il sospetto di finanziamenti da Mosca procede a tambur battente seguendo, come insegnava Falcone, il flusso del denaro: «Follow the money» è la parola d’ordine…

Si rincorre la pista dei soldi

Dunque, come nelle classiche indagini sulla corruzione internazionale si rincorre la pista dei soldi, parte dei quali potrebbe essere rimasta in Russia, confermando così la supposizione che l’affare si sarebbe concluso, almeno in parte. Per la magistratura inquirente, comunque, anche la sola promessa di denaro è comunque sufficiente per far scattare l’ipotesi di reato. L’indagine, nata dopo un articolo dello scorso febbraio de L’Espresso, mette al centro l’incontro avvenuto il 18 ottobre del 2018 all’Hotel Metropol della capitale russa e l’audio, pubblicato dal sito statunitense BuzzFeed, in cui si sente una voce attribuita a Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini e fondatore dell’associazione Lombardia-Russia, indagato per corruzione internazionale. Tuttavia, al momento pare non potersi escludere la possibilità  che il numero degli indagati possa salire.

Il presunto negoziato al centro dell’indagine

Al centro dell’incontro d’affari, a cui prendono parte sei persone, ci sarebbe secondo la procura di Milano un’operazione sospetta di corruzione legata all’importazione in Italia di una grande quantità di petrolio che, nelle parole di chi starebbe trattando, in un anno dovrebbe far affluire 65 milioni di dollari nelle casse della Lega e permettere così al partito guidato da Matteo Salvini di affrontare la campagna elettorale delle ultime europee. Oltre a concentrarsi sui protagonisti dell’incontro coinvolti nel presunto affare, la procura – ad indagare sono i pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta insieme all’aggiunto Fabio De Pasqualesi focalizza anche nel ricostruire l’ipotetico passaggio di soldi. E mentre si lavora per accertare sospetti e corroborare di fatti le ipotesi delle poste investigative, Salvini all’incontro con la stampa al Viminale, ribadisce di avere «totale fiducia nella magistratura italiana, che è la più solerte, libera ed efficace del mondo», asserendo di nuovo che: «Se c’è un rublo fuori posto sarò il primo ad arrabbiarmi».

Salvini: «Questa inchiesta è ridicola»

Di più: il ministro dell’Interno ai cronisti ribadisce che il fatidico personaggio al centro dell’indagine che coinvolgerebbe la Lega «non era stato invitato dal ministero dell’Interno» né a Mosca nell’ottobre 2018 né a Villa Madama nell’incontro bilaterale con Putin. E insiste: «Posso produrre tutti i documenti relativi ai passeggeri che hanno viaggiato con me. Che ne so cosa ci facesse al tavolo. Chiedetelo a lui. Io faccio il ministro dell’Interno, preferisco occuparmi di cose serie, questa inchiesta è ridicola». Ma il Pd ci si attacca con le unghie e coi denti, protestando e polemizzando, almeno quanto la procura di Milano dimostra di non voler mollare la presa: tanto che ieri è filtrata l’ipotesi di chiedere una rogatoria in Russia, alla ricerca di «rubli» e di eventuali tracce di negoziati sospetti messi in piedi – secondo l’ipotesi degli inquirenti – per portare fatidici soldi russi in Italia, a disposizione della campagna elettorale del Carroccio. Tutto ancora da dimostrare seguendo appunto i movimenti di denaro che al momento non sembrano dare riscontri oggettivi documentali e risposte almeno teoriche ai dubbi in campo.

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