Roberta Ragusa, la sentenza accredita l’inquietante ipotesi: ecco perché il corpo non si troverà mai

19 Lug 2019 15:40 - di Redazione

A poco più di una settimana dal verdetto definitivo sulla scomparsa di Roberta Ragusa, arrivato dai togati della Corte di Cassazione – che al termine della seduta in camera di consiglio hanno giudicato inammissibile il ricorso presentato dai legali dell’imputato sulla sentenza d’Appello, confermando il giudizio di colpevolezza su Antonio Logli, condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per omicidio volontario e distruzione del cadavere della moglie – dall’avvocato Antonio La Scala, ex presidente di Penelope Italia, arriva un ultima ipotesi sui resti, mai rinvenuti, della povera vittima.

Roberta Ragusa, l’ultima inquietante ipotesi sui resti

Una teoria, quella dell’avvocato La Scala, che si coniuga perfettamente con la sentenza della Suprema Corte che, non a caso, nel dispositivo di condanna per Antonio Logli ha parlato di sentenza per omicidio e distruzione di cadavere, non occultamento: una differenza importante. Anzi un fattore dirimente che se da una parte giustifica fin qui il mancato ritrovamento dei resti della vittima, dall’altro spiega anche la decisione definitiva dei giudici di rinunciare a cercare le spoglie della Ragusa. Come riferisce infatti in queste ore il sito de Il Giornale che riporta le esatte parole dell’avvocato ex presidente di Penelope Italia, a sua detta «è doveroso riprendere le ricerche del corpo di Roberta, anche se le speranze di ritrovarlo sono davvero poche, se non inesistenti. Lo dico – ribadisce La Scala – alla luce di una personale convinzione maturata in questi anni e come conseguenza di diversi confronti avuti nel corso delle indagini: il corpo di Roberta è stato interamente distrutto, non so se in un inceneritore o in una discarica».

Il marito Antonio Logli, un uomo «troppo scaltro»…

Non solo: nella sua ricostruzione dei fatti omicidiari che lo portano a formulare le ipotesi sulla distruzione del corpo della vittima, l’avvocato La Scala si spinge anche oltre e ipotizzando che – come riporta il sito del quotidiano milanese diretto da Sallusti – «se anche Antonio Logli (56), marito di Roberta Ragusa, dovesse confermare questa sua tesi, difficilmente potrebbe trovare riscontro. Semplicemente, perché la distruzione di un corpo all’interno di una discarica rende i resti uimani introvabili. Insomma, ammesso (e non concesso) che le cose fossero andate ralmente così, i familiari di Roberta non avrebbero mai una tomba su cui piangere, in quanto il suo corpo non esisterebbe più». Del resto, conclude La Scala, Antonio Logli – che ha appena cominciato a scontare la sua pena nel carcere di Livorno –  è un uomo «troppo scaltro»: «Quel cadavere lo ha occultato bene»…

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