Ricordate l’olgettina avvelenata? Un perfetto esempio di fake news
Tu chiamale, se puoi, fake news. Ma se le bufale escono su alcuni quotidiani, non puoi. Anche se vuoi. Prendete la morte di Imane Fadil, testimone dei processi Ruby con imputato Silvio Berlusconi.
È stata inventato di sana pianta un avvelenamento, che non c’è mai stato. Quando le bufale vengono pubblicate dalla stampa mainstream, non si può scrivere: “Abbiamo detto una fesseria”. Allora si fa così. Dopo alcuni mesi esce timidamente la smentita, la notizia viene data in sordina. Se la bufala va gridata, la verità va sussurrata. Sarebbe troppo imbarazzante dire: “Ci siamo sbagliati nella foga di attaccare un avversario politico”.
Imane Fadil è morta il primo marzo
La notizia in questione riguarda appunto Imane Fadil, morta lo scorso prima marzo all’Humanitas di Rozzano, dopo un mese di agonia. La modella nordafricana, che aveva definito il Cavaliere “un demonio”, l’olgettina che voleva scrivere un memoriale sulle cene ad Arcore, non è morta avvelenata, come nelle più drammatiche storie romanzesche.
«Non ci sono elementi a supporto di ipotesi di morte non naturale». È questa, in sintesi, la conclusione a cui sono arrivati i consulenti incaricati dalla procura di Milano di indicare la causa del decesso.
A oltre cento giorni e dopo i primi esiti controversi, nella relazione degli esperti non c’è nessuna evidenza sull’ipotesi di avvelenamento, il primo di una serie di sospetti che hanno acceso l’attenzione sul caso, su cui indaga il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e i pm Luca Gaglio e Antonia Pavan.
Fadil avvelenata? Fake news
Il lavoro degli esperti di Medicina legale di Milano guidati dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, iniziato lo scorso 16 marzo, è stato fino ad oggi un lungo percorso di esclusione. Scartata fin da subito l’ipotesi di una morte legata a sostanze radioattive, gli esami su ossa, tessuti e sangue si sono focalizzati sulla presenza di metalli, in particolare di ferro, molibdeno, antimonio e cromo. Una concentrazione superiore alla norma, ma non ritenuta mortale e dunque non sufficiente, secondo i consulenti, a ipotizzarla come causa del decesso. Nella relazione collegiale si sottolinea come “non ci sarebbero risultanze indicative di avvenuto avvelenamento”.
L’occasione ghiotta per attaccare Berlusconi
Nel team di esperti c’è anche Francesco Scaglione, farmacologo clinico di fama, incaricato per valutare eventuali effetti collaterali legati all’assunzione di farmaci, cui Fadil è stata sottoposta nel tentativo di salvarle la vita. A quattro mesi dal decesso, non ci sono evidenze, finora, per parlare di morte sospetta. Una tempesta in un bicchiere d’acqua, montata ad arte dai soliti giornali, ma l’occasione per dare addosso a Berlusconi era troppo ghiotta. Tu chiamale, se puoi, fake news.
Ma fateci il piacere. Almeno tacete.