Raggi-CinqueStelle il gelo è ufficiale. Lei fa l’offesa: «Con loro non ci parlo più, ecco»
Per il suo partito è indifendibile, per lei sono loro che non capiscono la sua statura. Si potrebbe riassumere così la commedia-farsa che va in scena da mesi tra i 5Stelle e Virginia Raggi. Diventata sindaca di Roma sulla scia del consenso stellare attribuito dai romani al movimento di Grillo in nome dell’“anticasta”, non certo alla sua persona, oggi è nel mirino di tutti per una gestione del Campidoglio drammatica. Ovvio che i pentastellati siano sul punto di scaricarla ufficialmente, non solo nei conciliaboli, e che lei, sorriso naif e occhi languidi, giochi a fare la dura.
Lo sfogo della Raggi contro i 5Stelle
«Con i 5Stelle non ci parlo più», la sindaca è furente. I suoi rapporti con il Movimento si sono ridotti a zero – ricostruisce il Corriere della Sera – nessuno la cerca e lei meno che meno. Separati in casa, dove la casa è la Capitale. «Ex fiore all’occhiello della nuova Italia targata 5 Stelle. Ex “vento che cambia” ridotto a ponentino maleodorante che ristagna su una città putrescente», scrive il quotidiano milanese. La separazione è completa, il distacco compiuto. La Raggi è ormaiu solo formalmente un’esponente del movimento di Grillo e Casaleggio. Lo dimostra nero su bianco un post di Alessandro Di Battista: «Dovere del movimento è sostenere il sindaco di Roma e far capire a tutti chi è che vuole il male della Capitale per sporchi giochi politici». Dibba, in chiave anti Di Maio, lava i panni sporchi pubblicamente e punta il dito contro la dirigenza grillina che ha scaricato la bella Virginia. «Tutti, ma dico tutti, si sono messi in testa di buttarla giù», racconta Di Battista, al quale Di Maio manda a dire di essere «incazzato» per chi «ancora oggi» è in giro per l’Italia a presentare libri, invece di partecipare alla pugna.
Lo strappo dopo Casal Bruciato
Il punto di non ritorno dei rapporti tra sindaca e partito si è consunato con Casal Bruciato quando la Raggi si presenta (con coraggio secondo il Corrierone) a sfidare i militanti di CasaPound e dell’«estrema destra» e nessuno dei suoi muove un dito. Anzi il vicempremier grillino la scarica con un salviniano “Prima si aiutano i romani, gli italiani, poi tutti gli altri”. Lì lo strappo con il Campidoglio è definitivo. «Io con questi ho chiuso», dice la sindaca ai più fidati. «Da allora, la sindaca balla da sola. Sempre più fragile e isolata. Commettendo una valanga di errori e di ingenuità: andando in Aula per raccontare che sono in distribuzione 22 mila stecche di legno per le panchine dei parchi e per annunciare un nuovo filobus a Tor Pagnotta mentre Roma è un inferno», taglia corto il Corriere. Ultimo degli errori tattici l’attacco ad alzo zero a Zingaretti. Chi è rimasto a combattere al suo fianco? Pochi, pochissimi. Interrotti anche i rapporti con la Comunicazione nazionale, che provava a a guidare, a sollecitare e controllare la sindaca. Da mesi è un silenzio assordante.