Rabbia e commozione ai funerali del carabiniere. «Non diamogli la dodicesima coltellata»

29 Lug 2019 14:57 - di Romana Fabiani

Rabbia, commozione, occhi gonfi. È strapiena la Chiesa di Santa Croce a Somma Vesuviana per l’ultimo saluto al vicebrigadiere Mario Cerciello, che proprio tra quelle navate si era spostato appena 1 mese e mezzo fa. Sulla bara avvolta dal tricolore, la foto del matrimonio e una maglia del Napoli, quella di Insigne, di cui Mario era appassionato tifoso.

Tricolori e palloncini per il carabiniere

In migliaia si sono radunati per il dovere di “esserci”, di rendere omaggio, decine e decine anche le persone che non hanno mai conosciuto il carabiniere massacrato a morte con 11 coltellate all’alba di venerdì nel centralissimo quartiere Prati di Roma. Presenti il premier Giuseppe Conte, i ministri Salvini e Di Maio e tante personalità del mondo della politica. Toccante e severa nei toni l’omelia pronunciata da monsignor Marcialò. «Mario è morto per tutelare tutti noi” – ha detto il sacerdote – dobbiamo lanciare un appello forte perché questi episodi non accadano mai più.» Fuori dal sagrato tanti palloncini bianchi e decine di tricolori.

La rabbia dell’Arma: ora vogliamo rispetto

Rabbia e incredulità per una morte assurda, per una dinamica ai limiti della realtà. «Non si può morire così, non si può», ripetono i compaesani di Mario in un passaparola sussurato.  La giovane moglie, Rosa Maria, con la voce rotta dal pianto ha letto  un racconto-cronaca del loro matrimonio già diffuso nei giorni scorsi dai media. Tra  le lacrime ha concluso «Onorerò nel suo nome  i valori di mio marito per tutti i giorni della mia vita». L’arcivescovo Santo Marcianò, Ordinario militare per l’Italia, che ha celebrato le esequie, ha voluto ricordare il carabiniere e l’uomo.  «Da servitore dello Stato il vicebrigadiere Cerciello ha dato la vita  per tuttu coloro che incontrava sul suo cammino, leviamo un grido di dolore che si aggiunge allee tanti voci che formano un unico coro che testimonia la straordinarietà dell’uomo e dell’agente».

Basta polemiche, mai più veleni

E ancora: «Basta! Basta piangere servitori dello Stato, figli di una nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita». Il Generale  dell’ Arma dei carabinieri, Giovanni Nistri prendendo la parola va dritto al punto: «Chiedo rispetto e riconoscenza  per Mario. Giusti i dibattiti ma oggi teniamoli fuori. Evitiamo la dodicesima coltellata al cuore d’oro del vicebrigadiere», ha detto tra gli applusi con mente rivolta alle squallide polemiche di queste ore sui carabinieri alimentata dai media e dai social, ultimo il caso della benda. Quella foto rimbalzata sul web che ha quasi offuscato il dolore per la morte di Cerciello spostando altrove i riflettori e la curiosità. «Mario è morto per tutelare i diritti di tutti, anche di una persona arrestata: insieme con lui chiediamo rispetto per tutti gli altri carabinieri che fanno ogni giorno il suo stesso lavoro».

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