Pressione fiscale, la Cgia: contribuenti onesti sempre più tartassati. Ora è al 48%

6 Lug 2019 12:57 - di Redazione

La pressione fiscale reale dei contribuenti italiani che versano fino all’ultimo centesimo tutte le tasse, le imposte e i contribuenti previdenziali chiesti dall’amministrazione pubblica è del 48 per cento: si tratta di quasi 6 punti in più rispetto al dato ufficiale, che nel 2018 si è attestato al 42,1 per cento. Ad evidenziarlo uno studio della Cgia di Mestre. «Sebbene negli ultimi anni il peso complessivo delle tasse risulti leggermente in calo – sottolinea il coordinatore dell’ufficio studi, Paolo Zabeo – molti non se ne sono accorti, poiché allo stesso tempo sono cresciute le tariffe della luce, dell’acqua, del gas, i pedaggi autostradali, i servizi postali, i trasporti urbani. Dal punto di vista contabile, queste voci non rientrano nella pressione fiscale. Tuttavia, hanno avuto e continuano ad avere degli effetti molto negativi sui bilanci di famiglie e imprese, in particolar modo per quelle fedeli al fisco».

La Cgia: incidono i rincari dei servizi e delle tariffe

La pressione fiscale si calcola attraverso il rapporto tra entrate fiscali e Pil e il nostro, come del resto quello di molti altri Paesi dell’Ue, include anche gli effetti dell’economia riconducibile alle attività irregolari e illegali che, per sua natura, non dà alcun contributo all’incremento delle entrate fiscali. Risultato: se dalla ricchezza prodotta scorporiamo la componente riconducibile all’economia “in nero“, il peso del fisco in capo ai contribuenti onesti sale inevitabilmente, consegnandoci un carico fiscale reale molto superiore a quello ufficiale. «Se da un lato abbiamo recuperato 7,6 miliardi di euro che ci hanno evitato la procedura di infrazione da parte dell’Ue – rileva infatti il segretario della Cgia Renato Mason – dall’altro lato dobbiamo trovare entro dicembre 23 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva e altri 10-15 miliardi per estendere a tutta la platea dei contribuenti la flat tax». Il tutto, aggiungiamo noi, fa almeno 33 miliardi da rastrellare in pochi mesi. allo stato, una vera mission impossible.

Nel 2019 potrà salire ulteriormente

Uno scenario, quello descritto dalla Cgia, che allontana di molto la flat tax annunciata da Salvini. Anzi, secondo lo studio «non è da escludere che nel 2019 la pressione fiscali torni a salire». Ma più per effetto della mancata crescita del Pil che per l’incremento diretto del prelievo. Secondo l’Istat, nel 2016 (ultimo dato disponibile) la ricchezza “in nero” ammontava a 209,8 miliardi di euro (pari al 12,4 per cento del Pil): di questi, 191,8 miliardi erano attribuibili al sommerso economico e altri 17,9 alle attività illegali.

 

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