Per Carola non è finita, la procura di Agrigento fa ricorso contro la scarcerazione

15 Lug 2019 12:24 - di Adriana De Conto

La questione della scarcerazione di Carola Rachete non è ancora finita. C’è il ricorso del Pm Paltronaggio dopo lo “schiaffo” della giudice Alessandra Vella, che aveva contraddetto la misura cautelare emanata dalla Procura. E’ già pronto il ricorso della Procura di Agrigento contro il provvedimento di scarcerazione dell’“eroina” della sinistra al caviale, comandante della nave Sea Watch, arrestata dopo avere disubbidito allo stop della Guardia di Finanza a entrare in porto, speronando una nave della Guardia Costiera.

Carola in attesa di essere interrogata

Il pm Luigi Patronaggio non ha condiviso la decisione della gip Alessandra Vella sulla scarcerazione di Carola. Il ricorso per Cassazione alla decisione del gip come confermano da ambienti giudiziari, sarà depositato in questi giorni. Intanto è atteso per giovedì, 18 luglio, l’interrogatorio della giovane capitana della nave Sea Watch3, che non riguarda l’arresto ma l’inchiesta parallela per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la violazione del codice di navigazione. L’avviso di garanzia le era stato notificato il giorno prima del suo arresto. La scelta di presentare ricorso per Cassazione è strategica. L’ufficio guidato dal procuratore Luigi Patronaggio vorrebbe avere una pronuncia della Suprema corte in punta di diritto che rappresenti un punto di riferimento anche nelle altre inchieste che vedono navi Ong indagate per aver violato la legge italiana.

Commenti

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  • Francesco A 18 Luglio 2019

    La Magistratura, tinta di rosso per almeno il 90%, questa volta sarà costretta a buttare la spugna e la Cassazione si dovrà pronunciare “obbligatoriamente” per l’accoglimento del ricorso del PM di Agrigento Patronaggio. Il virgolettato è d’obbligo in quanto la Cassazione avrà svariati motivi giuridici per pronunciarsi a favore dell’accoglimento e, di converso, pochi motivi per esprimersi in maniera contraria. Ma l’opinione pubblica, stavolta, la farà da padrona ed un eventuale pronuncia PRO-RACHETE costituirebbe una autentica “debache” per tutta la Magistratura italiana sia a livello nazionale che internazionale.