Parte a fine agosto la nuova missione italiana in Tunisia, che ha chiesto aiuto a noi e non alla Francia…
Già si sapeva, anche se la grande stampa italiana non ne ha parlato troppo, ma adesso si apprende che la missione italiana in Tunisia prenderà consistenza a fine agosto, e verisimilmente durerà alcuni mesi, certamente fino a fine anno. Si tratta di una nuova missione, richiestaci dalle autorità tunisine, per addestrare le forze di Tunisi a contrastare e prevenire il terrorismo jihadista. La Tunisia, infatti, è sempre più infiltrata dai terroristi islamici, che provengono sia dalla Libia sia dall’Algeria, e che stanno trovando fertile terreno nel Paese grazie a un aumento della dispccupazione e dalle mancate riforme. I Fratelli Musulmani da parte loro soffiano sul fuoco e per giunta l’anziano presidente (classe 1926) Caid Essebsi, il primo a essere eletto con libere elezioni, non appare in grado di fronteggiare l’emergenza. Proprio ieri gli Stati Uniti hanno chiuso precauzionalmente la loro ambasciata a Tunisi per un allarme terrorismo, mentre pochi giorni fa vi fu un attacco suicida di due terroristi e il 1° luglio la polizia ha sparato, uccidendolo, a un terrorista che indossava una cintura esplosiva. Per quanto riguarda la nostra missione, i dettagli sono stati messi a punto il 2 luglio nell’incontro tra il generale Enzo Vecciarelli, capo di Stato maggiore della Difesa, e il ministro della Difesa tunisino Abdelkrim Zbidi, che nel febbraio scorso aveva incontrato la sua omologa Elisabetta Trenta per ringraziare l’Italia dell’aiuto prestato e sigillare così l’ottimo stato dei rapporti bilaterali attuali. E nel marzo scorso il ministero ell’Interno italiano donò alla Guardia nazionale tunisina ben 5o fuoristrada Mitsubishi nuovi destinati alle “operazioni di contrasto ai flussi migratori irregolari”. “Dalle parole ai fatti”, fu allora il commento di Matteo Salvini.
I rapporti italo-tunisini sempre più stretti
Già da anni l’Italia mantiene, in ambito Nato, personale in Tunisia, ma stavolta ci saranno 15 consiglieri che dovranno aiutar ele autorità a creare tre comandi antiterrorismo in altrettante regioni del Paese. Il nome dell’operazione ancora non si conosce (perché non “Cartagine?”) ma gli scopi sono quelli di contrastare il terrorismo islamico in quel Paese. con formazione, addestramento e sviluppo capacitivo. Insomma, la collaborazione tra i due Paesi si sta intensificando e sempre meglio andrà in futuro. La cosa che lascia pensare è che la Tunisia, ex colonia francese, non ha chiesto aiuto alla Francia, con cui negli anni Cinquanta ebbe dei duri contrasti, ma all’Italia, evidentemente giudicata più adeguata per dare un’istruzione del genere. Certo è che la Francia di Macron non si è dimostrata in grado di fronteggiare il terrorismo islamico nel suo Paese mentre l’Italia sì. Questa missione, a quanto pare, prende il posto della precedente italiana in Tunisia in ambito Nato, che vedeva impiegate 60 persone, e costerà poco più di due milioni di euro, a fronte di una spesa totale di quasi 300 milioni per tutte le nostre missioni all’estero, alcune delle quali, va detto francamente, si potrebbero ridimensionare. In ogni caso, tornando alla Tunisia, aerei ricognitori americani partono da Pantelleria (in una base realizzata durante il fascismo, ndr) per monitorare le zone di confine tunisine dove potrebbero annidarsi i terroristi mentr eun analogo controllo è effettuato dalla nostra aviazione i cui aerei partono dalla base di Decimomannu.