Palazzo Chigi: «Savoini invitato alla cena dal consigliere di Salvini, D’Amico»

14 Lug 2019 12:30 - di Redazione
Gianluca Savoini

«Con Gianluca Savoini ci sono già stati incontri precedenti in Italia. Durante il nostro incontro a Mosca – dove si è trattato di una normale operazione professionale – non era presente Matteo Salvini ed escluderei che lui sapesse qualcosa di questo incontro». L’avvocato Gianluca Meranda, che avrebbe partecipato, in qualità di general counsel di una banca d’affari, all’incontro all’hotel Metropol di Mosca con Gianluca Savoini, sull’acquisto di prodotti petroliferi di origine russa, esce allo scoperto e si identifica con “Luca“, uno dei tre italiani, assieme a Savoini, che si sente parlare nella registrazione audio pubblicata con grande risalto dal sito statunitense BuzzFeed.
Meranda, che in diverse foto online appare abbigliato con i paramenti massonici e che con una lettera a Repubblica si è disvelato, è un avvocato internazionalista e commerciale di Roma, partner dello studio legale internazionale “Sqlaw”, con sedi nella Capitale e a Bruxelles.

«Non posso dire di non aver mai incontrato Matteo Salvini, ma non è stato per questioni professionali. Visto il ruolo di ministro che lui riveste, posso dire di averlo incontrato in occasioni pubbliche – ci tiene a specificare Meranda all’Ansa – Ci sono delle indagini in corso, è giusto chiarire la vicenda con i magistrati».

Nella lettera a Repubblica ha spiegato così il suo profilo e la vicenda che lo vede al centro di un vero e proprio intrigo internazionale con implicazioni giudiziarie piuttosto pesanti: «Indicato come il “banchiere Luca” nelle intercettazioni che riguardano l’inchiesta “Moscopoli”, sono, in realtà, un avvocato internazionalista che esercita la professione legale da più di 20 anni tra Roma e Bruxelles, anche nel ramo del diritto d’affari».

«Tra i clienti dello studio (gli obblighi di riservatezza impostimi dai codici deontologici di Roma e Bruxelles presso i quali sono iscritto mi impediscono di essere più specifico) – entra nel dettaglio Meranda – figurano compagnie petrolifere e banche di affari italiane ed estere con cui quotidianamente e da molto tempo vengono intrattenuti rapporti fiduciari di natura esclusivamente professionale».

«Specifico – aggiunge il legale – di aver partecipato alla riunione del 18 ottobre 2018 a Mosca in qualità di General Counsel di una banca d’affari anglo-tedesca debitamente autorizzata al c.d. commodity trading ed interessata all’acquisto di prodotti petroliferi di origine russa. Confermo di aver conosciuto il dottor Gianluca Savoini e di averne apprezzato l’assoluto disinteresse personale nei pochi incontri avuti in relazione alle trattative».

«I restanti interlocutori all’incontro del 18 ottobre – specifica l’avvocato massone – sono professionisti che, a vario titolo, si occupano di questa materia, esperti sia in compravendite internazionali, sia di prodotti specifici (oil products) che, in quel momento, erano oggetto del negoziato. Come spesso accade in questo settore, e nonostante gli sforzi delle parti,  – aggiunge Meranda – la compravendita non si perfezionò. Apprendo quindi con stupore dagli organi di stampa che questo incontro avrebbe indotto una Procura del Repubblica ad avviare una inchiesta per reati come corruzione internazionale o finanziamento illecito ai partiti».
Un passaggio, quest’ultimo, inspiegabile se citato da un avvocato il quale dovrebbe sapere che la corruzione internazionale è penalmente perseguibile anche se solo tentata.

«Confesso apertamente di non votare più da circa dieci anni – ci tiene a precisare il legale calabrese – Non mi sono mai occupato di finanziamenti ai partiti. Non ho mai avuto incarichi in nessun partito e non ho intenzione di cominciare proprio adesso. Da uomo di legge so bene che non tocca a me stabilire se e quale reato sia stato commesso e, semmai dovesse esserci un’inchiesta, sarei a totale disposizione degli inquirenti – assicura Meranda – Da uomo libero e di buoni costumi, tuttavia, spero che il Paese si libererà presto di questo non più sopportabile modo di fare politica».

E, dunque, nell’attesa che la magistratura convochi Meranda, l’attenzione torna, necessariamente sull’intraprendente Gianluca Savoini, indagato dalla magistratura, che era con il legale quel 18 ottobre 2018 a Mosca assieme ad un altro italiano e a tre russi.

Leghista di ferro, fondatore dell’Associazione Culturale Russia Lombardia, fedelissimo del Carroccio dagli anni 90, Savoini, con la sua intraprendenza, la sua esposizione sui Social e la sua onnipresenza sta mettendo in difficoltà Salvini che assicura di non averlo invitato lui nell’ultimo viaggio in terra russa. Così come nelle cene ufficiali.
Per il presidente della Commissione Bilancio alla Camera, il leghista Claudio Borghi, Savoini non ha alcun ruolo ufficiale. Per lo storico leghista della prima ora, Mario Borghezio, è, invece, un “soldato della Lega”.

«Continuano a pervenire alla Presidenza del Consiglio richieste di informazioni sulla presenza del sig. Gianluca Savoini alla cena che si è tenuta a Roma, a Villa Madama, la sera dello scorso 4 luglio, in onore del Presidente Putin – scrive Palazzo Chigi in una nota ufficiale – Come già anticipato, il Presidente del Consiglio non conosce personalmente il sig. Savoini. La cena è stata offerta dal Presidente Conte e l’invito è stato esteso anche a tutti i partecipanti al Forum di dialogo italo-russo delle società civili, che si è tenuto il pomeriggio dello stesso giorno presso la Farnesina. Il suddetto Forum è stato organizzato dalla Presidenza del Forum stesso e dall’Ispi».

«Dopo aver compiuto tutte le verifiche del caso, si precisa che l’invito del sig. Savoini al Forum è stato sollecitato dal sig. Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del vice presidente Salvini, il quale, tramite l’Ufficio di VicePresidenza, ha giustificato l’invito in virtù del ruolo dell’invitato di Presidente dell’Associazione Lombardia-Russia e ha chiesto ai funzionari del Presidente del Consiglio di inoltrarla agli organizzatori del Forum. L’invito alla cena del sig. Savoini è poi stata una conseguenza automatica della sua partecipazione al Forum».
Una dichiarazione che rilancia la palla in campo leghista e, più precisamente, nell’entourage del vicepremier Salvini. Verso quell’iperattivo Claudio D’Amico che fa parte, ufficialmente, dello staff del vicepremier. Il che, tuttavia, non significa che Salvini sapesse automaticamente dell’invito a Savoini.

I quale, però, in una mail inviata a BuzzFeed, circa un anno fa ed emersa ora si autodefiniva un membro dello staff del ministro».
Nell’articolo di 12 mesi fa, BuzzFeed accendeva i riflettori sulla presenza di Savoini, come presidente dell’Associazione Culturale Lombardia Russia, ad eventi inseriti nel programma della visita moscovita di Salvini.
«Alla domanda relativa alla sua presenza nei meeting – si legge – Savoini in un’email ha detto a BuzzFeed News che faceva parte della delegazione di Salvini come “membro dello staff del ministro”».

Savoini, secondo l’articolo di un anno fa, non avrebbe chiarito in maniera precisa ruolo e incarico: «Non ho un ufficio al ministero ma collaboro direttamente con Matteo Salvini sulla base delle sue richieste. Ci conosciamo da sempre», le parole attribuite da BuzzFeed a Savoini.
Il sito faceva quindi riferimento alle informazioni fornite da due portavoce del ministro: Savoini, riferisce il sito, non era sulla lista interna della delegazione del ministro ma era probabilmente un «collaboratore esterno».

«Questa vicenda ha il chiaro intento politico di colpire la Lega e il suo leader – taglia corto Palmarino Zoccatelli, presidente di Lombardia-Russia in un’intervista al Messaggero – E’ un chiaro attacco politico e noto tra chi grida allo scandalo ci sono eredi di quel partito che era finanziato dalla vecchia Unione Sovietica, il Pci aveva il 2% sulle transazioni commerciali con l’Urss. Adesso c’è la nuova Russia e il motto è: diamogli addosso».
Quanto alla figura di Savoini, Zoccatelli assicura: «E’ una brava persona. Io non lo disconosco. Nel senso che non nego di conoscerlo solo perchè si trova al centro di un caso di presunta corruzione internazionale».

Commenti

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  • giorgio 14 Luglio 2019

    come al solito nel Bel Paese, ormai da molto tempo, la politica si fa in codesto becero modo, per dirla alla “toscanaccia” l’e’ tutta da rifare o come si preferisce l’e’ tutta na’ grande strunzata o buffonata che dir si voglia. Fa veramente specie che le critiche maggiori vengano dai nipotini della vecchia DCI e da chi, nipotini del vecchio pci, ha preso per anni soldi dall’urss, tanti soldi sonanti( Cossutta docet) in tempi in cui l’urss stava nell’altro blocco e vi era la guerra fredda, urss che se avesse potuto avrebbe certamente invaso l’europa e il Bel Paese. E’ altresi’ noto che vi erano piani militari e strategici precisi per l’invasione, quindi si potrebbe anche configurare il reato di alto tradimento a danno della Patria per il pci e per coloro che ancora vivono e pontificano e che hanno per lungo tempo supportato l’urss e le varie invasioni, Ungheria, Cecoslovacchia, Afghanistan. Fa specie che codesti individui abbiano la faccia di bronzo e parlino. Il fatto che prendessero soldi dal nemico e’ ancor molto piu’ grave, ammesso e non concesso che sia veramente avvenuto cio’ di cui si parla oggi per la Lega, cosa che a mio avviso non e’ nemmeno degna di nota, a me pare tutta una montatura orchestrata da chi non ha idee ed altro da dire, fatta oltre tutto da un sito usa totalmente screditato.