Omicidio di Roberta Ragusa, per Logli dopo la condanna arriva anche il licenziamento
Il Comune di San Giuliano Terme (Pisa) ha cessato in modo unilaterale il rapporto di lavoro con Antonio Logli per effetto della condanna a 20 anni per l’omicidio e la distruzione del cadavere della moglie, Roberta Ragusa. Dipendente dell’ufficio tecnico, dopo anni trascorsi alla Geste, la società di servizi partecipata interamente dal Comune, Logli dalla sera del 10 luglio scorso si trova nel carcere delle Sughere a Livorno. Deve scontare una condanna definitiva, le cui pene accessorie prevedono l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici. La Cassazione aveva respinto, dichiarandolo inammissibile, il ricorso della difesa contro il verdetto di colpevolezza ribadito in appello dopo la condanna in primo grado.
Logli colpevole e anche senza lavoro
Il Comune di San Giuliano Terme, riferisce la cronaca di “Il Tirreno“, ha ricevuto, come datore di lavoro, il 12 luglio scorso dalla Procura di Pisa la sentenza della Suprema Corte dando il via al meccanismo che ha portato al licenziamento di Logli. Con una determina dirigenziale il Comune “prende atto dell’avvenuta cessazione del rapporto di lavoro del dipendente dal giorno 11 luglio, quale effetto automatico della sanzione accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici per le ragioni di cui in premessa con effetto dal passaggio in giudicato della sentenza penale di condanna”. Nel 2018 a carico di Logli era stato avviato un procedimento disciplinare, riferito sempre al caso Ragusa. L’amministrazione comunale aveva, però, sospeso l’azione fino alla conclusione del fronte penale. Un traguardo arrivato la sera del 10 luglio con la sentenza della Cassazione.
Roberta Ragusa scomparve di casa nel 2012
La moglie di Logli, Roberta Ragusa, è scomparsa dalla sua abitazionedi Gello di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, nella notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012. Al momento della scomparsa Roberta Ragusa aveva 44 anni. Insieme al marito, gestiva una scuola-guida che si trovava adiacente all’abitazione. La sentenza di primo grado, con rito abbreviato, nei confronti di Logli è stata emessa dal Gip del Tribunale di Pisa, Elsa Iadaresta, il 21 dicembre 2016 per omicidio volontario e distruzione di cadavere. La Corte d’assise d’appello di Firenze ha emesso la sentenza il 14 maggio 2018, ritenendo valida la ricostruzione dell’accusa secondo cui Logli, la notte in cui scomparve la moglie, fu scoperto al telefono con la sua amante e ne nacque un litigio sfociato poi in un omicidio e nella distruzione del cadavere di lei. Il 10 luglio scorso la Cassazione ha confermato la condanna a 20 anni per l’omicidio e la distruzione del cadavere della moglie.