L’Independence Day di Trump turbato da una manifestazione violenta di comunisti Usa

5 Lug 2019 13:46 - di Redazione

Il nostro Paese “è più forte di quanto non sia mai stato”: davanti al Lincoln Memorial Donald Trump ha pronunciato per il 4 luglio, durante le celebrazioni segnate dalla parata militare, con tank e aerei che hanno sorvolato il National Mall, un discorso ricco di riferimenti alla storia del Paese, elencando successi, conquiste e protagonisti, citando le forze armate, i diritti civili, la corsa allo spazio: “Molto presto pianteremo la bandiera americana su Marte”, ha promesso, esortando i suoi connazionali, nel suo Salute to America a “restare fedeli alla nostra causa”. Un discorso in cui il presidente ha fatto appello all’unità: “Uniti facciamo parte di una delle storie più grandi mai raccontate, la storia degli Stati Uniti”, la storia – ha detto – “di cittadini valorosi che mai rinunciano al sogno di un futuro migliore”, la s”storia epica di una grande nazione la cui gente ha rischiato tutto per ciò che sa essere il giusto e la verità”. Nel giorno dell’Indipendenza, ha detto, gli americani celebrano “la nostra storia, la nostra gente, gli eroi che hanno difeso con orgoglio la nostra bandiera, gli uomini e le donne dell’esercito degli Stati Uniti”. Sono stati circa 800 i militari che hanno preso parte all’evento di ieri, senza contare la Guardia Nazionale schierata per garantire ordine e sicurezza nella città. Purtroppo disordini sono scoppiati prima dell’inizio dell’evento davanti alla Casa Bianca, dove un gruppo del Partito rivoluzionario comunista ha dato fuoco ad una bandiera americana. I militanti, guidati dall’attivista Joey Johnson hanno intonato slogan quali “l’America non è mai stata grande”. È seguito uno scontro con militanti sostenitori di Trump, quindi è intervenuto il Secret Service, che ha fermato un certo numero di persone. Trump ha poi rassicurato gli americani: “Sono stato ampiamente informato sul terremoto nella California del sud. Tutto sembra essere pienamente sotto controllo”. Lo ha twittato il presidente americano Donald Trump, dopo il sisma di magnitudo 6.4 in una zona prevalentemente disabitata della California meridionale.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *