Lavoro, per Confintesa i dati Istat sono solo una piccola boccata di ossigeno. Le imprese restano senza sostegno
I recenti dati Istat sull’occupazione fanno tirare un sospiro di sollievo – il tasso di disoccupazione si attesta al 9,9% e scende ai minimi dal 2012 – ma non si può certo dire che il problema del lavoro sia stato risolto. Lo sottolinea Francesco Prudenzano, segretario generale di Confintesa: “Il problema numero uno in Italia è il lavoro inteso come alto numero dei disoccupati e come carenza di investimenti privati – dichiara – le imprese italiane fanno fatica a competere sul mercato interno per colpa della contrazione dei consumi e della forte pressione fiscale”.
Solo nel 2018 – continua – “133 mila aziende hanno cessato la loro attività e sono quasi 900 le imprese passate in mano ad investitori stranieri, sempre dal 2008 sono state effettuate circa 35 mila delocalizzazioni in vari paesi non solo europei. Insomma – aggiunge Prudenzano- non è tutto oro ciò che riluce e quindi i dati Istat, pur se più rassicuranti rispetto agli anni precedenti, vanno letti con meno entusiasmo e con più stimoli per creare condizioni che incentivino gli investimenti nazionali sul nostro territorio a cominciare dalla riduzione delle tasse per imprese e cittadini, oltre che ad imporre vincoli che impegnino le imprese che ricevono sgravi contributivi a non licenziare i lavoratori, senza giustificato motivo, al termine del periodo di decontribuzione”.
“Non ultimo -conclude Prudenzano- una messa in campo di politiche attive del lavoro volte alla riqualificazione dei lavoratori a rischio espulsione dal mercato del lavoro e basate su una formazione continua, controllata ed efficacie, che ridisegni anche il ruolo dell’apprendistato e riconduca a sistema l’alternanza scuola lavoro evitando che diventi l’occasione per avere personale a costo zero e che non offre valore aggiunto ai giovani che transitano nelle imprese”.